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HomeCronaca “È nostro interesse tutelare il benessere animale. Impatta su produttività”

“Il benessere degli animali
impatta sulla produttività
Nostro interesse preservarlo"

Bassini, direttore tecnico dell’Aia

“La zootecnica crea un indotto enorme"

di Iris Venuto08 Settembre 2025
08 Settembre 2025

Il direttore tecnico dell'Aia Andrea Bassini

Le denunce delle associazioni animaliste su episodi di maltrattamento animale nell’industria zootecnica accendono di volta in volta il dibattito sulla diffusione di pratiche irregolari adottate negli allevamenti intensivi. Per capire come il settore zootecnico italiano gestisca queste criticità e quali strumenti vengano adottati per prevenire le violazioni delle normative, garantendo anche sicurezza e qualità dei prodotti Lumsanews ha intervistato il direttore tecnico dell’Aia, Associazione italiana allevatori, Andrea Bassini.

Questi episodi sono casi isolati o riflettono un problema più diffuso negli allevamenti intensivi italiani?

“Per noi non esiste l’allevamento intensivo, ma solo l’allevamento controllato che con i monitoraggi e tutte le tecnologie di gestione permette all’animale di vivere nel suo status di benessere, garantendo qualità e produttività. Questi episodi per noi sono delle macchie nere su una camicia bianca. Non rappresentano gli allevamenti d’Italia, in cui il benessere animale è assolutamente rispettato, non solo da un punto di vista normativo, perché è uno dei principali fattori che impatta sulla produttività e la qualità dei prodotti agroalimentari. Un animale che soffre non produce a sufficienza. Quindi è tutto interesse del sistema zootecnico che siano rispettate le norme”.

Cosa sta facendo l’Aia per garantire che negli allevamenti associati non si verifichino maltrattamenti simili?

“C’è sempre una una costante attenzione affinché situazioni di questo tipo vengano sottolineate ed eliminate dai circuiti di produzione della comunità. L’Aia si è sempre impegnata sul benessere animale: circa 23 mila allevamenti vengono controllati costantemente sui disciplinari di produzione sia dal ministero della Sanità sia da quello dell’Agricoltura, con cui lavoriamo anche per la formazione degli operatori”.

Quali metodi e strumenti vengono impiegati per monitorare il benessere animale?

“L’innovazione tecnologica in allevamento ha fatto passi da gigante negli ultimi 5 anni. Ci sono ovviamente delle metriche che vengono studiate dai centri di riferimento. Vengono fatte analisi a 360 gradi, che riguardano non solo le caratteristiche dell’animale, ma anche l’ambiente circostante, l’alimentazione, i tipi di trattamenti necessari. Ormai l’allevamento è totalmente automatizzato, si tende a minimizzare l’intervento dell’uomo per standardizzare le pratiche di allevamento: esistono dei dispositivi che si attaccano all’animale e monitorano 24 ore su 24 tutti i loro parametri, che vengono elaborati dagli algoritmi e in base a questi, ad esempio, si accendono automaticamente le ventole, o si somministra un anti-infiammatorio o un antibiotico”. 

Quanto pesa il settore della zootecnica sul welfare italiano?

“È un sistema che in Italia crea un indotto gigantesco, dando da mangiare, da lavorare a una grossa fetta della popolazione italiana. L’agricoltura e la zootecnica in Italia significano anche presidio del territorio. Le zone dove l’agricoltura e gli allevamenti sono scomparsi sono state totalmente abbandonate”.

Come si sta impegnando l’Aia per ridurre le sue emissioni ambientali?

“Siamo oggetto di attacchi mediatici perché l’impatto ambientale degli allevamenti non è mai stato monitorato. Non è assolutamente facile dato che l’allevamento è una situazione multifattoriale. Quindi per adesso stiamo studiando i metodi migliori per calcolare gli Lca (Life Cycle Assessment)  degli allevamenti e di lì iniziare a lavorare con le istituzioni e avviare una comunicazione positiva”.

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