Errani condannato lascia la Regione. Solidarietà al governatore da Bersani e Renzi

erraniSi dichiara innocente ma lascia la presidenza della Regione Emilia Romagna. Non ha esitato neppure un attimo Vasco Errani: quando ha appreso di essere stato condannato in appello a un anno per falso ideologico, nell’ambito dell’inchiesta “Terremerse”, si è dimesso dal ruolo di governatore regionale, che ricopre dal 1999. “Rivendico la mia piena innocenza in questo fatto specifico”, ha scritto Errani in una nota nella quale ha fatto sapere di voler presentare ricorso in Cassazione. “Le dimissioni – ha aggiunto il presidente dimissionario – sono dunque un puro atto di responsabilità”. “Vasco Errani è una persona perbene e lo dimostrerà”, ha scritto il presidente del Partito democratico Matte Orfini. La solidarietà e soprattutto l’invito a restare in carica sono giunti praticamente da tutti gli esponenti del partito. A cominciare dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, che non è certo il riferimento politico del governatore. Fino ad arrivare a Pierluigi Bersani, protagonista degli esordi politici in Emilia Romagna di Errani che negli anni Novanta aveva fatto prima il consigliere e poi l’assessore nella giunta presieduta proprio dall’ex segretario democratico. Non sembra però che gli inviti al dietro-front abbiano sortito effetti: le elezioni regionali che si sarebbero celebrate la prossima primavera, a questo punto, dovrebbero essere anticipate di alcuni mesi. E immancabili sono arrivate le prime indiscrezioni sui nomi per la successione, per la verità tema caldo a prescindere dalle dimissioni di Errani. In pole position sembrano esserci Stefano Bonaccini, attuale responsabile Enti Locali del Pd, e il deputato renziano Matteo Richetti.

La condanna subita da Errani è riferita a un episodio del 2009. Il Giornale accusò il presidente di aver favorito una coop agricola presieduta da suo fratello Giovanni Errani per l’ottenimento di un finanziamento di un milione dalla regione. Per difendersi, il governatore chiese a due dirigenti regionali, Filomena Terzini e Valtiero Mazzotti, di redigere una relazione da inviare alla procura per dimostrare la regolarità delle operazioni svolte nell’ambito del finanziamento. Ma secondo gli inquirenti, quella lettera aveva un altro fine: quella di depistare le indagini e infatti conteneva delle falsità. Per questa ragione, indagò sia i funzionari regionali, sia Errani. Non riuscendo però a convincere il tribunale di primo grado che dispose l’assoluzione per insussistenza del fatto. Diverso è stato l’esito in Corte d’Appello. I giudici di secondo grado hanno condannato Errani a un anno, dimezzando la richiesta dei pm. Anche i due dirigenti sono stati condannati, a quattordici mesi in quanto la pena è aumentata dal favoreggiamento. In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza, Errani ha già manifestato l’intenzione di difendersi fino alla Cassazione.

Roberto Rotunno

Roberto Maria Rotunno

Nato a Conversano (BA) nel 1989. Dopo alcune collaborazioni con giornali locali, nel 2009 è diventato giornalista pubblicista. Si è laureato a Bari in Scienze dei Servizi giuridici, con una tesi in Diritto Internazionale sulla giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo in tema di diritto di cronaca, in particolare giudiziaria. A febbraio 2011, poco dopo aver terminato lo stage al Corriere del Mezzogiorno di Bari, ha iniziato a collaborare con ilfattoquotidiano.it