I sondaggi elettorali
tra fallimento grossolano
e pura incomprensione

L’elezione di Trump ribalta i polls
Analisi dei motivi dietro tali errori

Se Hillary Clinton è stata stroncata dalle elezioni presidenziali, i sondaggisti non sono stati da meno. In queste ore i siti di informazione online parlano della disfatta dei sondaggi e dell’inefficienza dei sistemi matematici ad essi applicati. Ieri sera i più pigri sono andati a dormire convinti che al loro risveglio avrebbero assistito alle celebrazioni per l’elezione del primo presidente donna della storia statunitense. Invece la notte ha ribaltato ogni previsione.

Nelle scorse settimane quasi tutte le agenzie dedicate alla stesura dei tradizionali polls si sono sbilanciate ampiamente su una vittoria della Clinton su Donald Trump. Il business-man americano aveva recuperato secondo i sondaggi solo durante una breve parentesi, coincidente con il riesplodere dello scandalo delle mail segrete di Hillary, fino alla smentita del direttore dell’FBI. Per tutto il resto del tempo, invece, algoritmi, formule e calcoli si erano orientati verso tutt’altro risultato. Ad esempio Nate Silver, il creatore del sito Five Thirty Eight, ha sempre sostenuto che le possibilità di elezione di Trump non superassero il 33%, mentre addirittura Sam Wang del Princeton Election Consortium alla vigilia dell’Election Day concedeva solo l’1% di chance di vittoria al repubblicano. Anche il New York Times ieri sera quantificava il gradimento per il tycoon in un misero 15%. All’apertura dei seggi, inconsciamente, molti vedevano un solo risultato possibile.

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Quella di oggi sarà perciò una giornata difficile per i sondaggisti. Su Twitter il sito The Hive ha paragonato con fare dispregiativo l’affidabilità dei sondaggi a quella delle previsioni astrologiche.

Ma l’inattendibilità dei sondaggi viene controbilanciata da valutazioni di carattere antropologico. È evidente che tanti hanno preferito non dichiarare il loro supporto a Trump: il timore di essere considerati razzisti, sessisti o guerrafondai ha indotto molti a tacere sulle loro reali preferenze. Dinamiche psicologiche del genere non potranno mai essere previste da nessun sondaggio. Inoltre, come ha sottolineato in mattinata Vittorio Zucconi a Repubblica TV, bisognerebbe anche riconsiderare il concetto stesso di sondaggio. Quando esso ammette di avere un 4% di margine di errore e prevede un vantaggio del 3% di un candidato su un altro, significa che alla fine può esserci comunque un risultato opposto. Secondo il giornalista “il sondaggio dà una visione statica di un treno in corsa: anche se in termini assoluti Hillary era in vantaggio, la tendenza del voto a favore di Trump era stata segnalata in grande crescita”. Se di “colpa” si può parlare, questa andrebbe addossata anche ai giornalisti, che non hanno raccontato a dovere secondo Zucconi la pancia dell’America, quella che ha realmente eletto Donald Trump.

Nonostante tutti i dibattiti del caso, ciò che è fuori discussione è che sta per iniziare una nuova era per gli Stati Uniti. The people have spoken. Ciò che si diceva alla vigilia oggi non conta più.

Carmelo Leo

Nato a Messina nel 1993, ha conseguito la laurea triennale in Scienze delle Relazioni Internazionali e Politiche nel 2016 con una tesi dal titolo “Il declino del sogno americano: gli Stati Uniti nel tornante storico del Sessantotto”. Dopo qualche breve esperienza giornalistica online si è iscritto al Master in Giornalismo della LUMSA. Appassionato di storie, che siano esse libri, film, racconti, videogiochi o canzoni.