Ferrari-Actor Adam Driver ( Credits Eros Hoagland )

Il film su Enzo Ferrariil Drake dell'automobilismonel suo anno nero: il 1957

Michael Mann torna dopo 8 anni a fare cinema, ma non ingrana

Un film che aveva tutte le caratteristiche per poter diventare un lungometraggio fenomenale, amore, perdita e ambizione racchiusi in un unica figura quella di Enzo Ferrari (Adam Driver), raccontata nel suo periodo più buio quello del 1957.  Un anno orribile per il modenese: muore il figlio Dino, si sgretola il suo matrimonio con Laura (Penelope Cruz), socia in affari, si scontra con l’amante Lina Lardi (Shailene Woodle) che vorrebbe che lui riconoscesse il figlio avuto insieme. Non mancano, poi, quell’anno anche problemi economici dell’azienda, che per risollevarsi può solo vincere la 1000 Miglia.

Il film però non riesce a ingranare, non accelera, anzi rallenta, perdendo la giusta aderenza dall’asfalto a causa di scene che spesso non riescono a coinvolgere emotivamente lo spettatore e di scelte incomprensibili che spesso cadono nel grottesco come far parlare gli attori in inglese con l’accento italiano. Ma la vera nota dolente è il non aver approfondito in modo dettagliato il mondo delle automobili e l’amore viscerale che il Drake provava per loro. Senza dimenticare le 1000 Miglia dove il finale non viene rappresentato e la tragedia di Guidizzolo, in cui perse la vita il pilota de Portago, il capopilota e nove spettatori di cui cinque bambini, non suscita il grande pathos che ci si poteva aspettare.

Il cast poi prova a mettercela tutta per alzare il livello qualitativo di questa pellicola. Spicca la buona prova attoriale di Penelope Cruz nei panni della moglie di Enzo, Laura. Abile a trasmettere in modo magistrale la sofferenza per chi non c’è più, il dispiacere per un amore ormai svanito e per uno ancora vivido: quello per il cavallino rampante. Ovviamente la bravura degli attori non basta a fronte di una sceneggiatura che non convince.

Peccato per il regista statunitense Micheal Mann che dopo il flop del 2015  con l’action thriller Blackhat, aveva tutte le possibilità per rifarsi all’80esima Mostra del Cinema di Venezia ma si sa: non basta avere per le mani una storia strepitosa bisogna anche saperla raccontare.