Lotta aIl'Isis, è allarme foreign fighters di ritornoIn Europa sono già 1500

Alcuni governi vogliono farli uccidere prima che possano tornare in patria

Con la riconquista di Raqqa da parte delle forze governative, l’Isis è stato quasi del tutto sconfitto in Iraq e Siria, a parte delle sacche di resistenza in alcune regioni. Ma la battaglia all’autoproclamato stato islamico di al-Baghdadi è tutt’altro che finita. Ora la principale preoccupazione di governi e analisti è costituita dai cosiddetti foreign fighters di ritorno, i combattenti europei che hanno sposato la jihad e sono partiti alla volta del Medio Oriente per arruolarsi e combattere nell’Isis. Ora, dopo la caduta di Raqqa, potrebbero tornare per portare avanti la causa del califfato nero nei propri paesi d’origine, compiere attentati e continuare a fare proseliti, spostando la contesa dal piano militare a quello terroristico.

Secondo il rapporto pubblicato dal centro studi statunitense The Soufan Group e da Global Strategy Network sono 5600 i miliziani con cittadinanza straniera affiliati al califfato, provenienti da 33 paesi diversi, che sono già tornati nei propri paesi d’origine. Ancora una ridotta percentuale rispetto ai 40mila partiti da 110 paesi per arruolarsi nell’Isis, di cui l’Interpol ne ha identificati circa 19mila. Se buona parte riguarda paesi a maggioranza musulmana o confinanti con gli stati infettati dall’Isis, sono 1500 i rientri stimati per l’Europa. Secondo un calcolo del Radicalization Awareness network il 30% dei 5mila combattenti europei, circa 1500 persone, ha già rimesso piede nel vecchio continente, con percentuali che sfiorano il 50% in Finlandia, Danimarca e Regno Unito. In numeri assoluti però, le situazioni che preoccupano di più sono in Germania, Francia e Regno Unito, paesi già colpiti più volte da attentati terroristici. In Germania sono 300 i combattenti di ritorno ed altri 450 che si trovano ancora in Siria, in Francia sono 271 i miliziani rientrati e 700 ancora sparsi tra Siria e Iraq, in Gran Bretagna si trovano 450 foreign fighters di ritorno, mentre 400 sono ancora nel territorio del califfato.

Per questo governi come Francia e Regno Unito hanno optato per l’uccisione di alcuni foreign fighters già in territorio siriano ed iraqueno, prima che potessero tornare. Attraverso un lavoro di intelligence e raccolta di tracce, i servizi segreti di questi paesi hanno già proceduto alla ricostruzione di identikit di combattenti di alto profilo da consegnare all’antiterrorismo iracheno,. Da non sottovalutare in questo contesto è anche il ruolo di donne e minori coinvolti a vario titolo nell’organizzazione ed in procinto di tornare. Se è vero che si registrano poche donne arruolate dall’Isis, esse possono aver collaborato alla causa del califfato in vari ruoli, anche come vigilanti. Diverso il caso dei minori: si stima che siano circa 2mila quelli addestrati dall’Isis per combattere in Iraq e Siria.

Davide Di Bello

E’ nato a Roma il 17/07/1991, ha frequentato il liceo classico ed è laureato in scienze della comunicazione all’Università “Roma Tre”. Ama il giornalismo, il cinema e la fotografia; lo animano il piacere della scoperta e la voglia di rendersi utile. Dal 2016 è entrato a far parte della redazione di Lumsanews.it