È un paese che grida alla normalità quello che domani si recherà alle urne per votare. Un voto anticipato, quello verso cui viaggia Israele e che si concretizzerà domani. Nella volontà di tutti alberga l’idea di mettere la parola fine all’epoca di Netanyahu, in lizza per un quarto mandato. Secondo gli ultimi sondaggi in leggero vantaggio è l’Unione sionista, la coalizione di centrosinistra guidata da Isaac Herzog e dall’ex ministra della giustizia Tzipi Livni. Lo scontro si apre fra chi dovrà formare l’esecutivo di coalizione. Il Likud al potere fino a oggi, potrebbe perdere la guida del Paese: una preoccupazione non da poco per l’attuale premier che si mostra timoroso e poco convinto di vincere queste elezioni. Herzog e Livni quindi, potrebbero presto diventare primi ministri di Israele con l’appoggio dei partiti arabi.
È il centro-sinistra che conta di tornare al potere dopo 16 anni di sconfitte, puntando sulla stanchezza della gente verso Bibi Netanyahu, che guida Israele dal 2009 (aveva già governato anche dal 1995 al 99). «Il governo è come una canottiera. Se non la cambi, puzza», dice un manifesto laburista. A pochi giorni dal voto, il leader dell’opposizione di centrosinistra Isaac Herzog ha incassato il sostegno dall’ex presidente israeliano Shimon Peres, dicendosi pronto per il cambiamento di cui il paese ha urgente bisogno e gli ultimi pronostici, assegnano più seggi alla Knesset, il Parlamento, di quelli attribuiti al Likud.
Elezioni a parte, è l’economia israeliana a scricchiolare pericolosamente: negli ultimi anni è cresciuta solo del 2,6%, complice anche una guerra, quella combattuta con i palestinesi, che non ha coinvolto solo la Striscia di Gaza ma anche le zone vicine, fra queste la Galilea. La preannunciata sconfitta di Netanyahu farà felice il presidente americano Obama, che riuscirebbe così ad arrivare entro fine mese, a un accordo con l’Iran sul problema nucleare.