"La comunicazione tra gli adolescentiresterà per lo più sul web"

La presidente della onlus anti-bullismo "Online più rabbia e meno empatia"

Maria Pia Cirolla è presidente dell’Associazione “Noi Diciamo No – ODV!”, onlus contro il bullismo e cyberbullismo. A Lumsanews racconta la sua esperienza di formatrice, tra strategie di intervento e testimonianze indirette di giovani vittime.

Di cosa si occupa la vostra associazione?

“La nostra associazione opera in questo settore già da nove anni, con una sede principale a Roma e una succursale in Emilia Romagna. Ci occupiamo di fare prevenzione e formazione a livello nazionale, creando corsi di sensibilizzazione sulle varie tematiche con l’aiuto di collaboratori. Il tema principale è quello dell’utilizzo di un linguaggio corretto, soprattutto sui social. Creiamo, per questo, dei momenti di riflessione con personaggi esperti del settore: psicologi, avvocati, polizia, che in qualche modo mettono in evidenza i reati che sono connessi alla violazione delle normative”.

Cosa pensa dell’uso oggi che gli adolescenti fanno dei social?

“Secondo noi si ha spesso una modalità non corretta di approcciare ai social. Pur restando un’ottima vettore di comunicazione, resta il problema dell’utilizzo che se ne fa e della modalità con cui si interagisce. Con l’avvento delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale il web è diventato e continuerà ad essere la piattaforma principale di comunicazione tra gli adolescenti. Dopo due anni di Covid, restando 24 ore su 24 a casa, si è esasperata una modalità multimediale sempre più tecnologizzata. Questo ha scatenato dei momenti di follia collettiva, che hanno causato, a loro volta, un aumento della violenza. Abbiamo, inoltre, degli elementi per sostenere che i social fomentano situazioni di rabbia perché lo schermo protegge dal far trapelare le emozioni con le quali si fanno certe azioni di violenza, dimenticando l’empatia”.

Quali sono i motivi per cui si fa cyberbullismo nel 2024?

“Le ragioni sono tante: fallimenti personali e cultura familiare, radicate a livello sociale ma anche tanta invidia e la non accettazione di se stessi. Dalla frustrazione spesso si passa ad azioni verbali contro gli altri, si fa violenza e spesso si spingono al suicidio tanti ragazzi anche solo con una campagna social aggressiva, offensiva e denigratoria. È successo ad una mia alunna caduta vittima di bullismo e cyberbullismo che ha deciso di togliersi la vita dopo le continue vessazioni da parte dei compagni di classe. Una ragazzina come tante, destinata a diventare una grande ballerina grazie al suo amore per la danza. Ma con interessi e attitudini diverse da quelle dei propri coetanei. Prima due o tre episodi sporadici, poi le angherie h24 da parte del gruppo classe. “Vattene”, “devi morire”. Era questa la sua quotidianità fatta di nomignoli dispregiativi pronunciati in classe o letti sui social. Per diversi mesi ha sopportato in silenzio, senza chiedere aiuti o confidarsi con qualcuno”.

Perché si tende sempre a colpire i più deboli ?

“Anche se le dinamiche sono diverse, si tende a cercare una persona fragile con lo scopo di denigrarla e bullizzarla. Si aggredisce o si esclude da un gruppo per emarginarla, farla sentire sbagliata e renderla responsabile di cose che non ha fatto che non ha mai commesso. Contrariamente a quanto ci si aspetti, non ci sono solo i ragazzi a fare bullismo ad altri ragazzi. C’è un cyberbullismo e bullismo femminile pazzesco, che nell’ultimo decennio è raddoppiato. Questo non toglie che continuino ad essere tanti gli episodi che colpiscono i teenager di sesso maschile, conducendo in alcuni casi a risposte altrettanto gravi da parte della vittima. Come un ragazzo che ha fatto esplodere tre molotov nella sua scuole per vendicarsi delle continue prese in giro per il suo aspetto da parte dei compagni  Una mossa solleticata dall’estetica del videogioco Fortnite e pensata per dare una lezione a chi lo offendeva sui social, dove per mesi si sono riversati decine insulti”.

Qual è il modo migliore per intervenire?

“Ritengo che sia necessario lavorare molto sulla prevenzione con delle progettualità mirate sul valore del linguaggio, sull’accettazione della diversità. Nonostante sia sempre nei nostri discorsi il tema della modernità, purtroppo si è ancora molto indietro su certe idee, su certi giudizi che toccano la diversità, l’orientamento sessuale, l’orientamento religioso e l’orientamento di genere. In tanti modi si può umiliare e degradare l’altro, dal catcalling al body shaming”.