Spazio, perché la conquista è una lotta di potere

“Siamo venuti in pace per l’intera umanità”. È la frase incisa sulla targa in acciaio lasciata sulla superficie della Luna. È il 20 luglio 1969 quando mezzo miliardo di persone è sintonizzato per vedere i primi due uomini che mettono piede sul suolo lunare: Neil Armstrong e Buzz Aldrin. Più di cinquant’anni dopo, il 18 gennaio 2024, la missione privata Axiom-3 della società americana Axion Space è in volo verso la Stazione spaziale internazionale. A bordo anche il pilota italiano Walter Villadei, colonnello dell’Aeronautica militare e ottavo italiano in orbita. In oltre cinque decenni molte cose sono cambiate. La nuova corsa allo Spazio non ci parla più soltanto dell’orizzonte romantico delle conquiste dell’uomo, ma chiama in causa questioni ben più concrete di potere planetario.

A bordo dell’ISS

“Il compito delle istituzioni, oggi che lo Spazio si sta aprendo a una comunità molto più grande, è creare le condizioni affinché sempre più persone vi abbiano accesso”. A sottolinearlo è stato lo stesso Villadei, in collegamento dall’ISS con l’Istituto di Scienze Militari Aeronautiche di Firenze il 31 gennaio scorso, due giorni prima della fine della missione Ax-3. La partecipazione italiana, voluta dal ministero della Difesa, rappresenta il raggiungimento di una nuova frontiera nell’ambito della New Space Economy. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, inoltre, ha annunciato un nuovo disegno di legge sulle politiche spaziali in arrivo a marzo per regolamentare “le attività spaziali condotte da operatori privati, di qualsiasi nazionalità, a partire dal territorio italiano” oppure “condotte da operatori privati di nazionalità italiana a partire da territori non nazionali”.

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Gli astronauti dell’Ax-3 Michael López-Alegría, Walter Villadei, Marcus Wandt e Alper Gezeravci a bordo dell’ISS con l’equipaggio dell’Expedition 70 | Foto Ansa

La forza della New Space Economy

La nuova economia spaziale è nata nei primi anni Duemila, “quando sono sorte aziende private che svolgevano attività nello Spazio indipendentemente dagli enti spaziali pubblici” spiega Jacopo Celentano, project manager dell’Aipas (Associazione delle imprese per le attività spaziali). I vantaggi di questa commercializzazione sono molteplici: i costi vengono ridotti considerevolmente, offrendo “enormi opportunità di applicazione in qualsiasi settore, con impatti benefici per la società e per il singolo cittadino”, aggiunge. 

L’uomo nello Spazio

“Per quanto riguarda il volo spaziale umano ci stiamo muovendo verso due direzioni. La prima è la commercializzazione dell’orbita bassa terrestre – spiega a Lumsanews Luca Parmitano, primo astronauta italiano a capo dell’ISS –, dall’altro lato c’è la spinta sempre più grande verso l’esplorazione, quindi il programma Luna-Marte che resta dominio delle agenzie internazionali”. L’obiettivo principale è quello di “creare una presenza sostenibile che abbia delle ricadute future che vadano a impattare sulla nostra capacità di accesso alle risorse”.

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Luca Parmitano sul Mobile Servicing System durante la sua prima passeggiata spaziale, 9 luglio 2013 | NASA, Public domain, via Wikimedia Commons

Il dominio dell’etere

A impattare però, ultimamente, è stato anche il dominio dell’etere. “Negli ultimi dieci anni c’è stata un’accelerazione. Adesso l’idea non è più quella di andare sulla Luna per tre giorni, ma di starci settimane, mesi, se non di più”, afferma Andrea Liscio, ricercatore presso l’Istituto per la Microelettronica e Microsistemi di Roma, che ha lavorato alla sperimentazione di nuovi tessuti per le tute degli astronauti in grado di proteggerli dalle radiazioni. Il controllo dell’etere, spiega Liscio, porta ricadute tecnologiche enormi. Ma in gioco c’è anche la politica.

Verso la conquista globale

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e il recente conflitto in Medio Oriente, il dominio dello Spazio è diventato simbolo di difesa e di sicurezza nazionale, rappresentato dall’aumento considerevole del numero di satelliti d’intelligence nella bassa orbita. “Lo scenario internazionale della nuova corsa allo Spazio sembra replicare gli schieramenti che attualmente si stanno confrontando nelle più ampie relazioni internazionali”, sottolinea il ricercatore dell’Ispi Alessandro Gili.

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Foto di SpaceX: https://www.pexels.com/it-it/foto/volo-terra-spazio-veicolo-586056/

La competizione geopolitica

Ai tempi della Guerra Fredda – e della missione Apollo 11 – la corsa allo Spazio era a due: Usa e Urss, per ragioni soprattutto militari e ideologiche. Oggi, le principali superpotenze spaziali in competizione sono gli Stati Uniti e la Cina ma stanno emergendo anche altri attori globali come l’India, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti che investono sempre di più nell’esplorazione spaziale. “L’Ue, d’altro canto, sta cercando di recuperare un accesso autonomo allo Spazio. Si tratta di un obiettivo essenziale per rimanere competitivi nella corsa e per partecipare allo sviluppo di tecnologie e di una filiera economica e industriale centrata sullo Spazio”, continua Gili.

Per l’intera umanità

“Lo Spazio è terreno di competizione, ma deve necessariamente anche essere luogo di cooperazione, considerando le sfide derivanti dall’esplorazione e per affrontare crisi sulla Terra, come quella climatica”, ribadisce il ricercatore Ispi. Come racconta lo stesso Parmitano, dieci anni fa scrisse una lettera alle sue figlie, in cui racchiuse tutti quei valori in cui ancora oggi confessa di credere: “Niente di quello che è su questa Terra o quello che verrà dopo ci appartiene, ma è nostra responsabilità segnarlo, forgiarlo, plasmarlo in base a quello che noi pensiamo sia la cosa più giusta. Non per noi, ma per tutti quelli che verranno dopo”.