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"Abbiamo il potere
di plasmare il mondo
per chi verrà dopo di noi"

L'astronauta Luca Parmitano a Lumsanews

"Lo Spazio ci offre risorse infinite"

di Sofiya Ruda12 Febbraio 2024
12 Febbraio 2024
Luca Parmitano

“Magari ci vedremo nello Spazio”. Si congeda così Luca Parmitano alla fine della nostra intervista da Houston. Parmitano è il primo astronauta italiano a comandare la Stazione spaziale internazionale e ha raccontato la passione per il suo lavoro e i prossimi obiettivi nella corsa allo Spazio.

Al momento di cosa si sta occupando?

“In questo momento sono il Lead Astronaut a Houston. Il mio ruolo è essere l’interfaccia tra il corpo astronautico della NASA e il corpo astronautico dell’Esa. Ho tanti ruoli diversi, dallo sviluppo di procedure alla sperimentazione, al supporto, alle operazioni a bordo. In particolare, sono il responsabile delle operazioni astronautiche a bordo della Stazione spaziale internazionale per la Expedition 70”.

Quali sono i prossimi obiettivi nella corsa allo Spazio?

“Per quanto riguarda il volo spaziale umano ci stiamo muovendo verso due direzioni. La prima è quella più immediata e visibile, ovvero la commercializzazione dell’orbita bassa terrestre ad aziende private che possano offrire servizi a tutti gli agenti che abbiano intenzione di fare ricerca. Dall’altro lato c’è la spinta sempre più grande verso l’esplorazione al di là dell’orbita bassa terrestre, quindi il programma Luna-Marte che resta dominio delle agenzie internazionali. Mi riferisco alla NASA, all’Agenzia spaziale europea e quella giapponese. Poi chiaramente India, Cina e Russia che continuano a fare la loro parte di esplorazione”.

Si tratta di andare nello Spazio per rimanerci?

“La ricerca spaziale e il volo spaziale umano non hanno come obiettivo quello di trovare un mondo per trasferirci l’umanità. L’idea è sempre stata quella di creare opportunità per avere nuove risorse, poiché quelle sulla Terra non sono infinite, mentre quelle presenti nello Spazio sì. La Terra resta il centro di crescita e sviluppo dell’umanità. Per poterlo fare in maniera sostenibile dobbiamo utilizzare risorse che non sono più presenti sulla Terra, ma che dovranno venire da altri luoghi. E lo Spazio offre risorse infinite”.

Cosa è cambiato rispetto alle missioni Apollo?

“È cambiata la tecnologia, la percezione del rischio e di cosa vogliamo fare nello Spazio. Le missioni Apollo erano una dimostrazione di superiorità tecnologica, politica ed economica. Oggi non è più così, si tratta di affermare e allargare la propria presenza spaziale. Significa andare nello Spazio per creare una presenza sostenibile e che poi abbia delle ricadute future che vadano a impattare la nostra capacità di accesso alle risorse”.

Lei è un esperto di passeggiate spaziali. Ha un ricordo in particolare che vuole condividere?

“Non amo molto scegliere un ricordo, un evento o un pensiero su un anno intero di esperienza passato in orbita. Significherebbe fare un torto a me stesso, al valore di quello che ho fatto e al valore assoluto che io sento nell’approcciarmi a quello che è il mio lavoro di una vita. Io ritengo che tutto quello che noi facciamo, non soltanto io in particolare, abbia un valore assoluto”.

Luca Parmitano

Luca Parmitano durante la sua prima attività extraveicolare, 9 luglio 2013 | NASA, Public domain, via Wikimedia Commons

Qual è il suo messaggio per i giovani che sognano lo Spazio in futuro?

“Ne ho tanti e spero che il mio lavoro sia il mio messaggio per tutti. Quasi dieci anni fa, proprio in questi giorni, ho scritto una lettera alle mie figlie. Quello che ho scritto allora per me vale ancora adesso perché sono valori in cui credo profondamente. Ho detto loro che il futuro e il mondo non vi appartengono, ma sono nelle vostre mani. È una frase semplice, ma un pensiero complesso. Niente di quello che è su questa Terra o quello che verrà dopo ci appartiene, ma è nostra responsabilità segnarlo, forgiarlo, plasmarlo in base a quello che noi pensiamo sia la cosa più giusta. Non per noi, ma per tutti quelli che verranno. Abbiamo questo potere di plasmare il mondo e il futuro. E lo facciamo non per noi stessi ma per chi verrà dopo di noi”.

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