Alfonso Bonafede, ministro della giustizia, nell'aula della Camera dei Deputati in occasione del question time sull'emergenza coronavirus, Roma 25 marzo 2020. ANSA / FABIO FRUSTACI

Caso mafiosi ai domiciliariil ministro Bonafede studianorma anti-scarcerazione

La replica dei giudici di sorveglianza "Seguiamo Costituzione, no a pressioni"

Dopo che il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha chiesto al Csm di nominare di Roberto Tartaglia come nuovo vicecapo del Dipartimento amministrazione penitenziaria e vorrebbe di presentare, nei prossimi giorni, un decreto ad hoc per evitare ulteriori scarcerazioni, anche i giudici di sorveglianza hanno deciso di replicare sulla vicenda delle scarcerazioni dei diversi detenuti sottoposti al carcere duro.

I giudici togati con una nota hanno risposto e replicato a quelli che definiscono “attacchi ingiustificati”. I magistrati, si legge, “non sono sottoposti a qualsivoglia pressione” e “continueranno ad avere come proprio riferimento la Costituzione e le leggi cui unicamente si sentono sottoposti“. Le toghe sostengono che, alimentando queste polemiche, si mette a rischio “la serenità che quotidianamente deve assistere” i magistrati, “in particolare in un momento così drammatico per l’emergenza sanitaria che ha colpito anche il mondo penitenziario”.

Le polemiche erano scoppiate a seguito di una circolare datata 21 marzo – che chiedeva ai penitenziari di stilare gli elenchi dei detenuti over 70 con alcune patologie, compresi quelli detenuti al 41 bis – che hanno portato, fra le altre, alle scarcerazioni di alcuni boss mafiosi, su tutte quella di Pasquale Zagaria capo del clan dei Casalesi.

La possibile nomina quale numero 2 del Dap di Roberto Tartaglia, magistrato ed ex pm a Palermo durante il processo “Trattativa”,  sarebbe un commissariamento velato nei confronti di Francesco Basentini al vertice del Dipartimento di amministrazione penitenziaria.

Proprio a Basentini viene contestata la circolare di marzo inviata ai direttori delle carceri. Sarebbe quella che ha dato lo spunto agli avvocati dei boss al 41 bis per chiedere i domiciliari, appellandosi al rischio coronavirus. Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, a dirlo sono diversi mafiosi ai loro familiari durante conversazioni telefoniche, anche di pochi giorni fa, registrate in carcere.

Nell’istituto penitenziario di Parma, un boss della camorra dice ad un familiare di “contattare con urgenza” il suo difensore in modo da presentare subito una richiesta di scarcerazione per rischio coronavirus, “perché il Dap ha emanato una circolare”.

In un altro caso è la moglie di un camorrista, sempre al 41 bis, a raccontare al marito di questa nuova possibilità, sollecitandolo a farsi visitare in carcere in modo che l’avvocato possa chiedere la cartella clinica. Ne parlano con i familiari anche alcuni boss rinchiusi a Rebibbia. Uno di essi, siciliano, invita un parente a chiamare l’avvocato perché dalla Tv ha saputo che ci sono novità sui domiciliari anche per i detenuti al 41 bis.

Sempre secondo Il Fatto, sulla decisione di “commissariare” Basentini pesa anche il caso dei domiciliari ottenuti da Pasquale Zagaria, concessi il 23 aprile dal giudice di Sorveglianza di Sassari, dove il boss dei casalesi non poteva più essere curato perché l’ospedale è stato destinato solo ai malati di Covid-19.

L’ultimo caso ieri: il Tribunale di Sorveglianza di Potenza ha concesso i domiciliari a Pietro Pollichino, del mandamento di Corleone.

Giuseppe Galletta

Nato a Messina il 2 Giugno 1988. Dopo la maturità scientifica conclude gli studi presso l’Università di Messina conseguendo la laurea in Giurisprudenza arricchita dalla frequentazione della Scuola di Specializzazione per le professioni legali. Nel 2018 entra a far parte del Master di Giornalismo presso l’Università Lumsa di Roma.