Un attacco israeliano sul villaggio libanese Arab Louaize | Foto Ansa

L'esercito israeliano tental'infiltrazione in LibanoProseguono i negoziati

Ucciso il nipote del leader di Hezbollah Kamala Harris: "Cessate il fuoco subito"

BEIRUT – Il fronte nord di Israele, al confine con il Libano, è più caldo che mai dall’inizio del conflitto. Per la prima volta soldati israeliani hanno tentato di infiltrarsi in territorio libanese, portando a un altro livello la risposta ai continui attacchi da parte della milizia sciita Hezbollah, legata all’Iran. L’ultimo contro il villaggio di Margaliot, in cui è morta una persona e otto sono rimaste ferite.

Il tentativo di evitare un allargamento della guerra alla regione sembra sfumare: è la stessa milizia a denunciare due tentativi, sventati, da parte delle Forze di difesa israeliane (Idf) di superare la linea di demarcazione tra i due Paesi nei pressi di Rmeich. Mentre circola la notizia – diffusa dal sito siriano Sawt Al Asima ma non confermata da altri media – dell’uccisione da parte dei militari israeliani del nipote del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah.

I negoziati per la tregua

Al Cairo continuano i colloqui di Egitto, Qatar e Stati Uniti per raggiungere un’intesa sul cessate il fuoco. Se per l’emittente egiziana Al Qahera i mediatori hanno fatto “progressi significativi”, immaginando un accordo entro pochi giorni, la tregua sembra ancora lontana. I delegati di Israele non si sono presentati all’incontro, perché Hamas non ha consegnato la lista degli ostaggi ancora vivi e di quelli morti. Dei 131 israeliani in mano al gruppo palestinese, trenta avrebbero perso la vita. Lo ammette Israele, sapendo che il numero potrebbe essere molto più alto: eventualità che inciderebbe pesantemente sulle trattative.

Secondo il Wall Street Journal, Hamas avrebbe aperto alla possibilità che una tregua di sei settimane venga raggiunta dopo il dieci marzo, nella prima settimana di Ramadan. E d’altra parte è proprio l’inizio del mese del digiuno a preoccupare per le possibili escalation di violenza, mentre il contenzioso sugli ingressi alla Spianata delle Moschee è ancora aperto.

I colloqui in Egitto si incrociano con quelli in corso a Washington, dove il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz – in visita senza il placet del premier Benjamin Netanyahu – ha parlato con la vicepresidente americana Kamala Harris. Che ha dichiarato: “Ci deve essere un cessate il fuoco immediato per almeno sei settimane, questo è l’accordo sul tavolo”.

Attacchi a Rafah e a Nuseirat

Gli attacchi continuano. Almeno 13 persone sono rimaste uccise da raid israeliani a nord di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Altre 12 sono morte a causa di un bombardamento aereo sul campo profughi di Nuseirat. Il bilancio delle vittime nella Striscia dal sette ottobre ha superato quota 30mila.

Palestinesi cercano i dispersi dopo un bombardamento israeliano su Rafah | Foto Ansa

Alti funzionari del sistema informativo dell’Idf, tra cui il tenente colonnello Daniel Hagari, hanno annunciato le loro dimissioni. Il motivo ufficiale, scrive l’emittente israeliana Channel 14, “questioni professionali e personali”. Secondo il quotidiano La Repubblica “per protesta contro decisioni operative nella guerra di Gaza”. L’esercito israeliano ha negato la notizia, definendola “falsa”.

Veronica Stigliani

Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Bologna nel 2019 con una tesi intitolata "States and non-state actors in the Middle East", collaboro con The Euro-Gulf Information Centre (EGIC), OSMED-Osservatorio sul Mediterraneo e La fionda.