ROMA – Ancora nessuna quadra sul contributo delle banche alla manovra. Nella disputa tra Lega e Forza Italia – con i primi favorevoli e i secondi contrari – si inserisce personalmente Giorgia Meloni. Tra i due litiganti, la terza mostra il pugno duro e chiede agli istituti finanziari 5 miliardi come gesto di responsabilità verso il Paese. Una scelta motivata con il fatto che le banche negli anni hanno guadagnato grandi profitti rinegoziati con la garanzia dello Stato e con i crediti del Superbonus. Per la premier è quindi giusto che diano il loro contributo.
Ancora scontro nella maggioranza
“Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione 5 per aiutare le fasce più deboli. Credo che possiamo essere soddisfatti noi e che in fin dei conti anche loro”, dice Meloni nel nuovo libro di Vespa. Una misura che dovrebbe accontentare tutti. Ma le tensioni non sembrano calare proprio in seno alla maggioranza. Da una parte la Lega che rilancia e chiede di aumentare il contributo con il finanziamento del Piano casa, scoperto sul 2026. “Chiederò che parte dei fondi arrivi con gioia e entusiasmo da parte di un sistema che sta facendo margini notevolissimi”, annuncia Matteo Salvini. Dall’altra il muro di Fratelli d’Italia con la replica di Antonio Tajani, che taglia corto: “L’accordo è chiuso, non si cambia perché c’è un’intesa generale di tutti”.
Scontro tra Urso e Confindustria
Oltre al nodo sulle banche, l’altra linea di fuoco sulla legge di bilancio è quella che divide Confindustria e il governo. “La manovra è riuscita a coniugare al meglio il necessario rigore sui conti pubblici con la crescita, lo sviluppo, l’equità sociale”, ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, a margine di un evento a Padova. “Nel complesso – ha aggiunto – abbiamo superato l’indicazione che Confindustria ci dava di otto miliardi per le industrie”. Non altrettanto soddisfatto il capo di Confindustria Emanuele Orsini, che di quella cifra, dichiara di non averne visto nemmeno l’ombra. “Forse ha delle tabelle diverse”. Nonostante la divergenza di vedute, però Orsini mantiene il dialogo per rivalutare la stretta fiscale ai dividenti e la riduzione delle agevolazioni per le imprese.
Intanto oggi – 28 ottobre – è prevista la riunione dell’ufficio di presidenza della Commissione Bilancio, da cui uscirà il calendario delle audizioni e l’elenco dei relatori. Restano però ancora molti i nodi sul testo su cui si confrontano le forze di maggioranza, come l’innalzamento della cedolare sugli affitti brevi e la tassazione sui dividendi.


