14 dissidenti Pd: tregua o calma apparente? Ma Mineo resta fuori dalla Commissione

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Nella riunione di ieri con il capogruppo al Senato Zanda, i franchi tiratori del Pd hanno firmato una tregua, che rischia però di vacillare. I senatori che si erano “autosospesi” dopo la sostituzione in commissione Affari costituzionali di Corradino Mineo (perché contrario alla riforma del Senato di Renzi), non hanno chiesto il reintegro, ma il riconoscimento di autonomia di voto prevista dalla Costituzione all’art. 67, perché “la Commissione non diventi organo di partito, ma rimanga organismo costituzionale”, ha affermato Chiti. Autonomia riconosciuta e ribadita ieri nella riunione da Zanda, che sembra sia riuscito a far gettare le armi ai dissidenti. Con Chiti che si fa portavoce dei 14 e afferma: “Siamo rassicurati dall’appello di Zanda”.
Ma a guardare i numeri si tratta di calma apparente: tre senatori degli italiani all’estero (Turano, Micheloni e Giacobbe), vengono da Paesi (Usa, Svizzera e Australia) che hanno un Senato elettivo, e sembrerebbe siano convinti che tale debba rimanere anche in Italia, mentre altri tre (Tocci, Ricchiuti e Casson) sono dell’area-Civati, per definizione alternativa a Renzi e alle sue riforme. In un’intervista a “la Repubblica”, Civati ha infatti affermato: “Dopo la riunione di ieri la tensione è aumentata. Potremmo rinominare il capogruppo SmemoZanda: due anni fa fece una battaglia contro Schifani, quando fu sostituito il senatore Amato nella commissione Rai”.
Formalmente il caso dovrebbe chiudersi in giornata con la comunicazione ufficiale del rientro della protesta da parte dei 14, ma la frattura potrebbe avere degli effetti negativi sull’unità di partito, ancora una volta messa in discussione. Di certo ne ha avuti sulla figura del premier Matteo Renzi, attaccato da tutti i fronti: dallo stesso Mineo, che lo aveva definito un “ragazzino autistico, che vorresti proteggere perché tante cose non le sa”, da Romani (FI) che lo ha tacciato di autoritarismo e dal suo stesso partito, con il solito Civati che ha paragonato la sostituzione di Mineo all’”editto bulgaro”. Il premier, che ha risposto alla folle dichiarazione di Mineo, riportata da tutti i giornali, dal palco dell’assemblea Pd di Roma (“Io autistico? Hai offeso le famiglie che soffrono”), deve tenere duro, come dicono gli elettori, che sono dalla sua parte.

 

Nicola Maria Stacchietti

Nicola Maria Stacchietti

Nato a Jesi il 12 Aprile 1987, si è laureato in Filologia Moderna alla Sapienza con 110 e lode. Ha frequentato il corso “Professione Reporter” riconosciuto dalla Provincia di Roma, propedeutico alla sua prima esperienza giornalistica con il “Corriere Laziale” dove scrive di sport da febbraio del 2013. Attualmente frequenta il Master in Giornalismo della Lumsa (riconosciuto dall’Ordine dei giornalisti).