Narco Roma, le piazze di spaccio che non dormono

Le tracce dello sballo sono sui marciapiedi. Bottigliette di plastica con piccoli fori per inserire cannucce, a mo’ di rudimentali pipe. E poi pezzi di stagnola, filtri di sigaretta, cucchiai bruciati e abbandonati. Non è ancora tarda notte e non è una favela brasiliana. Sono i portici di piazza Vittorio, nel rione Esquilino di Roma. Gruppetti di senzatetto e sbandati sparsi qua e là, rannicchiati sotto grandi coperte in uno dei quartieri storici della Capitale. Non è difficile trovare qualcuno che si prepara a fumare una dose in pieno giorno, tra passanti e residenti spesso rassegnati, e ciò accade perché la droga, in città, è democratica.
“Il funerale dell’eroina è stato celebrato troppo presto”, spiega a Lumsanews Massimo Barra, fondatore della Fondazione Villa Maraini, centro per la cura dalle dipendenze patologiche e attivo per le strade di Roma con unità mobili di soccorso. Ma non solo eroina. Chiunque può acquistare sostanze in qualsiasi momento e a qualsiasi fascia di prezzo, anche perché “le droghe ormai si trovano ovunque”, racconta Francesco Conte, giornalista e tra i fondatori di Termini Tv che si occupa del degrado intorno alla stazione ferroviaria principale di Roma.
Stando ai dati rilevati dal Dipartimento Centrale dei Servizi Antidroga (DCSA), i prezzi medi non sono alti: si può comprare marijuana a cinque euro al grammo se è di medio-bassa qualità, eroina a 30 ma anche a 90 euro (dipende dalla tipologia), ecstasy a circa 20 euro e, infine, cocaina (la più costosa) tra i 70 e i 90 euro al grammo, anche se sul mercato può arrivare anche a 400 euro al grammo nel caso della tusi, meglio conosciuta come “cocaina rosa”.

Droga e adolescenti: “Una dose si compra con cinque euro”

In particolare, è tra i giovanissimi che aumenta il consumo di sostanze. Le droghe “sono sempre state facili da reperire”, continua Conte, ma “è aumentato il numero di giovani ragazze che iniziano a frequentare piccoli spacciatori e che, poi, finiscono anche per strada”. Un assunto avvalorato dai numeri: stando all’ultima Relazione annuale depositata al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze, il dato relativo al consumo di eroina e oppiacei descrive un quadro completamente nuovo, dove è la popolazione femminile a riferire un utilizzo maggiore. Oppioidi, cannabinoidi sintetici e cocaina: le percentuali più alte di consumo si registrano proprio tra le giovanissime, di un’età compresa tra i 15 e i 17 anni. Questo avviene poiché “lo spaccio si è fatto furbo”, come denuncia Paolo De Laura, fondatore dell’associazione Anglad. Se prima si comprava e si vendeva al grammo, nel post-Covid il business della droga è in parte cambiato: si smerciano direttamente bustine di crack, eroina e cocaina anche a 5 e 10 euro, “quindi l’adolescente che chiede cinque euro alla mamma – continua De Laura – può andare tranquillamente a farsi una busta di crack, cocaina cristallizzata con ammoniaca e bicarbonato, già pronta per essere consumata”. A preoccupare non è solo il crescente consumo di sostanze, ma soprattutto “il peggioramento della loro qualità”, denuncia De Laura: i ragazzi “arrivano a farsi di sostanze tagliate male, e alla lunga, facendone uso, ciò li porta anche a sconfinare in forme psicotiche”.

Tra nuove e vecchie sostanze

Certo, nella Capitale si fa ancora largo uso di droghe “classiche”: eroina, hashish e crack. Non sono mai spariti lo shaboo (diffuso nella comunità asiatica), il GBL (meglio noto come “droga dello stupro”) e soprattutto la cocaina. La “polvere bianca”, stando ai dati della DCSA, regna ancora indiscussa, con un consumo di circa 20 dosi al giorno ogni mille abitanti (su una media nazionale che oscilla tra le nove e le 12 dosi).
Ma l’impero romano della droga è dominato anche dalla realtà delle nuove sostanze. “Al momento ne sono state identificate circa mille, duecento solo nell’ultimo anno”, afferma Simona Pichini, direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Istituto Superiore di Sanità. Nel 2022 Roma è stata la città dove si è registrato il sequestro più significativo di ecstasy e anfetamine (rispettivamente 3.977 e 575 dosi).
Tra i giovani romani, poi, dilaga il Wax: si fuma come il crack, ma ha l’effetto dell’hashish e l’aspetto simile alla cera d’api. E all’ombra del Cupolone si consumano anche dosi crescenti di MDMA, probabilmente come conseguenza della riapertura delle discoteche dopo lo stop per la pandemia da Covid-19, e di metanfetamine. Proprio queste ultime fanno registrare numeri da record: si stima un consumo di circa 0,57 dosi ogni mille abitanti, il quadruplo di Torino e della media nazionale. E se l’abuso di sostanze spesso uccide, il Lazio registra un triste primato in numeri assoluti: 32 decessi per overdose nel 2022, dietro solo a Veneto e Toscana.

Soddisfatti o rimborsati, i pusher 2.0

Il mercato delle sostanze stupefacenti è, per sua natura, estremamente dinamico. In particolare, la pandemia da Covid-19 ha influito nel cambiamento dei trend di acquisito “provocando una crescita dei consumi di nuove sostanze psicoattive, grazie alla facilità di reperimento”, afferma Pichini. La vendita online di droga non è un fenomeno nuovo, ma fino a poco tempo fa era limitata al dark web, la parte di internet “nascosta” ai motori di ricerca tradizionali. Di recente, i black market online, ma anche le piazze di strada, stanno lasciando il posto alle chat dei social network. Instagram usato come vetrina virtuale, Telegram per rendere note le offerte e la “merce” in vendita, per concludere l’acquisto e per condividere le recensioni sui prodotti. Infine, pagamenti con carta di credito, criptovalute e Bitcoin e un sistema di spedizioni per far arrivare le sostanze direttamente a casa. E se Telegram rischia di essere ancora troppo permeabile, per evitare le intercettazioni un altro canale ampiamente utilizzato, e di difficile criptazione, è Wickr: il software permette di impostare una data di scadenza per i messaggi crittografati che, dunque, si autodistruggono.

telegram

Immagini di chat Telegram utilizzate per lo spaccio di stupefacenti a Roma

Narco-mappa della Capitale

Esiste una geografia che racconta insieme un naufragio e una catastrofe sociale. Da Tor Bella Monaca a Primavalle, passando per il Quarticciolo e San Basilio. Roma è un supermarket della droga, aperto H24. Anche perché “i tossicodipendenti oggi fanno ancora affidamento sulle piazze. Vogliono vedere, toccare e assaggiare la sostanza”, racconta De Laura. Tuttavia, secondo l’ultimo Rapporto sulle mafie nel Lazio, le piazze non sono tutte uguali. Ci sono quelle “chiuse”, dove da anni sono radicate famiglie criminali che gestiscono i traffici e basano lo spaccio su un metodo ormai collaudato: utilizzo di sentinelle, rigida suddivisione dei compiti, impiego di minorenni e controllo del tessuto sociale. Sono situate in quartieri come Tor Bella Monaca, San Basilio, Montespaccato, Romanina, Acilia, Primavalle, Ponte di Nona, Quarticciolo, e Tufello. Nel contempo, in altre aree della Capitale risultano operative piazze minori e “aperte”: Pigneto, San Lorenzo e, più in generale, nei centri della movida romana. È in queste zone franche che la filiera dello spaccio permette di acquistare e rivendere qualsiasi tipo di sostanza, senza distinzione di ceto sociale o età.

piazze di spaccio roma

Da nord a sud di Roma, la mappa delle principali piazze di spaccio

I signori della droga

Da decenni nella Città eterna clan e cosche si dividono le piazze della droga, in un equilibrio precario in cui tutti desiderano il controllo. “Se tu vieni a Cinecittà non puoi fare come ti pare. […] A casa mia comando io!”. Connivenze, complicità e sopraffazione. Il senso della spartizione territoriale messa in atto dai clan che fanno affari a Roma è tutto racchiuso in questa frase, intercettata tra due sodali di Michele Senese, detto “‘O pazz”, re del narcotraffico nel quadrante sud-ovest della Capitale insieme ai Casamonica, ai Pagnozzi e ai Carlomosti.
Tuttavia, a giocare un ruolo determinante nella gestione delle piazze di spaccio romane sono soprattutto le famiglie della ‘ndrangheta. I clan malavitosi calabresi hanno allungato i loro tentacoli da nord a sud della Capitale, stringendo alleanze in particolare con i boss della mafia albanese. Roma fa gola a tanti: a Tor Bella Monaca e a San Basilio concorrono al narcotraffico famiglie ‘ndranghetiste come i Marando e camorriste come gli Esposito, mentre a nord-ovest della Capitale le piazze di spaccio sono in mano alle cosche locali dei Gambacurta, degli Sgambati e degli Sterlicchio.
E se da un lato il business del narcotraffico e del controllo dello spaccio è al centro delle attività di questi gruppi, i clan assumono anche connotati che destano sempre più allarme sociale: non si spara senza il consenso dei vertici, chi non rispetta le regole viene espulso dal quartiere e chi tradisce viene punito violentemente. In sostanza, nuove mafie autoctone e con strutture autonome, la cui presenza è ben radicata sul territorio: proprio nel cono d’ombra delle periferie romane, questa industria invisibile riesce ancora a prosperare.