Odessa, la città assediatascrigno di cultura e arteminacciata dalla guerra

Fu fondata da un'italiano Qui nacque anche "O sole mio"

Odessa, la città assediata dai russi, possiede un altissimo valore artistico-culturale che ora è ad alto rischio distruzione. Interamente ricostruita dopo la Seconda guerra mondiale, la città è diventata una comunità cosmopolita con uno stile di vita europeo, con infrastrutture moderne a opera di architetti provenienti dall’Italia. La presenza dell’Italia nella storia e nella cultura della città ucraina è infatti ampiamente testimoniata.

Il museo di Odessa, tra i suoi tesori, vanta persino un Caravaggio. Il centro storico, con la sua raffinata struttura urbana ottocentesca dove sono cresciuti Trotsky e Kandinsky, è candidato a patrimonio dell’umanità. Qui si trova anche la mitica “scalinata Potemkim” icona dei cinefili.

Il suo museo dell’arte occidentale è uno scrigno di tesori dell’arte con nomi come quelli di Caravaggio, Rubens, Gerad David e Guercino. Una quantità impressionante di opere dell’arte europea: nel primo catalogo del 1924 se ne contano ben 308. Inoltre, a Odessa ha vissuto Aleksandr Sergeevi Puškin, che ha scritto nelle sue strade uno dei suoi capolavori, Evgenij Onegin. Puskin è un po’ il Dante russo, padre della lingua moderna russa ma che scriveva dall’Ucraina.

Tra i nomi più famosi della storia della città c’è anche quello di un italiano, don Giuseppe de Ribas, di famiglia spagnola ma nato e vissuto a lungo a Napoli. È il comandante della flotta russa del mar Nero ed è anche l’amante di Caterina La Grande: è De Ribas che convince l’imperatrice a creare un grande porto, che porterà alla fondazione stessa di Odessa.

La città nasce grazie agli architetti italiani, ma con progettisti d’Oltralpe, che creano vie ortogonali sul modello di Torino. Odessa diventa l’asset strategico per commercializzare i prodotti della regione come l’olio di girasole: è ancora oggi uno dei maggiori esportatori al mondo.

Ma l’Italia a Odessa non finisce qui. Fu proprio guardando un’alba nel suo cielo, sul Mar Nero, che nel 1898 Eduardo di Capua scrisse uno dei più celebri inni all’italianità nel mondo: “O’ sole mio”.

Enrico Scoccimarro

Laureato in Scienze politiche e sociali a Torino con una tesi sulla violenza di genere, frequento il master in giornalismo LUMSA dal 2020. Amo osservare le realtà che mi circondano e capirne il significato. Ho trattato nei miei articoli questioni di genere, antisessismo in generale e sport. Le mie passioni più grandi sono la cultura greca, il calcio e la cucina.