HomeEsteri Omicidio Regeni, Al Sisi: “Vogliamo scoprire i colpevoli di questo caso”

Omicidio Regeni, Al Sisi:
"Vogliamo scoprire
i colpevoli di questo caso"

Per il presidente egiziano l'uccisione

servì a bloccare investimenti italiani

di Antonio Scali09 Novembre 2017
09 Novembre 2017

«Desideriamo scoprire i colpevoli di questo caso e stiamo agendo in maniera molto trasparente con le autorità italiane e i procuratori. Noi speriamo di poter avere una risposta appena possibile». A dirlo è stato il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi nel corso di una conferenza stampa a Sharm el Sheikh, facendo riferimento al caso di Giulio Regeni.

Secondo il leader egiziano l’omicidio del ricercatore ha provocato danni anche al suo Paese. Al Sisi ha infatti ricordato che il cadavere di Regeni fu trovato durante la missione imprenditoriale guidata dall’allora ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi, vanificando investimenti italiani in Egitto prossimi alla conclusione. «Pensiamo che ci sia stato un tentativo – durante la visita di uomini d’affari e investitori italiani che erano pronti a compiere investimenti – di distruggere quell’iniziativa imprenditoriale», ha spiegato Al Sisi. «La morte di Regeni ha posto fine a questa iniziativa e noi siamo stati i più colpiti», ecco perché «siamo ansiosi di risolvere questo caso».

Parlando con i giornalisti a margine di un “Forum mondiale della gioventù”, il presidente egiziano si è detto ottimista sul ripristino delle relazioni con il nostro Paese che, inutile negarlo, «sono state fortemente colpite da questo dossier». Al Sisi in tal senso ha detto di non aver dimenticato l’appoggio italiano durante la rivoluzione di giugno, riferendosi alla rivolta popolar-militare che nel 2013 portò alla caduta del presidente Mohamed Morsi. «Il primo invito a visitare un Paese europeo fu avanzato dal premier Renzi. Per questo consideriamo quello di Regeni un dossier significativo», ha ricordato ancora Al Sisi.

Finora il contributo dell’Egitto per risolvere il caso è stato modesto. Solo pochi giorni fa, per esempio, il vice ministro degli Esteri Ihab Nasr aveva convocato gli ambasciatori di Germania, Regno Unito, Canada, Paesi Bassi e Italia per protestare ufficialmente contro una nota congiunta dei cinque Paesi in cui esprimevano “profonda preoccupazione” per la detenzione dell’avvocato Ibrahim Metwally, uno dei componenti dell’associazione che cura la difesa di Regeni in Egitto.

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