Pakistan: grave attentato a Karachi in un quartiere sciita
Una cinquantina i morti, più di 150 i feriti

Karachi sarà in sciopero per tutta la giornata con scuole, uffici pubblici, esercizi commerciali e trasporti fermi, mentre partiti e movimenti religiosi sciiti hanno decretato tre giorni di lutto. I pakistani piangono le vittime dell’attentato dinamitardo che ieri ha provocato una cinquantina di morti e più di 150 feriti, di cui alcuni in condizioni gravissime, nel popoloso quartiere di Abbas Town, abitato prevalentemente da musulmani sciiti.
Esplosioni nelle vicinanze di una moschea. Secondo i primi accertamenti delle forze dell’ordine, la carica esplosiva sarebbe stata collocata su una motocicletta non lontano da una moschea e mirava con tutta probabilità a causare il maggior numero di vittime possibili fra i fedeli che avevano terminato le preghiere di fine giornata. L’ordigno esplosivo, rudimentale ma molto potente, sarebbe stato attivato a distanza. Dopo la prima, devastante deflagrazione, sono seguite alcune esplosioni di minore entità e sono divampati incendi che hanno seminato il panico fra i cittadini. Molti appartamenti e negozi sono stati completamente arsi dalle fiamme. Come conseguenza dell’attentato, le autorità hanno sospeso l’erogazione del gas e dell’energia elettrica, mentre gli abitanti di Abbas Town si sono fortemente lamentati per il ritardo delle operazioni di soccorso.
Crescono le violenze degli estremisti sunniti. Il governatore della provincia meridionale di Sindh, Qaim Ali Shah, ha annunciato che saranno immediatamente versati alle famiglie delle vittime indennizzi finanziari e che si farà tutto il possibile per risalire agli autori della strage. Ma purtroppo è già evidente la matrice etnico religiosa dell’attentato, che conferma la crescente pressione dei gruppi estremisti sunniti sulla minoranza sciita: è il terzo attacco dell’anno contro gli sciiti, che ora hanno richiesto la protezione dell’esercito. Karachi, la capitale commerciale del Pakistan, è fortemente divisa e dilaniata già da tempo dai conflitti tra sciiti e sunniti. Solo nel 2012, infatti, violenze di carattere etnico, religioso e politico hanno causato la morte di più di duemila persone.
Giulia Di Stefano