Parkour, uno sport oltre gli ostacoli

Tra gli sport in via di sviluppo nel nostro Paese, c’è sicuramente anche il Parkour. Non soltanto un’attività di svago. Ma una vera e propria filosofia di vita. Capace di tradurre in modo concreto nella realtà il significato stesso del termine, “percorso”. L’obiettivo di questa giovane disciplina acrobatica, sbarcata in Italia nel 2005, e nata in Francia negli anni’80, consiste nello spostarsi da un punto ad un altro con dei salti che si elevano quale espressione di padronanza del corpo e della mente. Necessario ovviamente un duro allenamento. Fisico ed intellettuale. Ecco perché di percorso si può davvero parlare nel senso più lato del termine. Normalmente il Parkour si pratica in gruppo. Variegato il contesto entro cui svolgerlo. In Francia nasce per strada, col rilevante fine sociale di aggregazione. Spesso praticato in luoghi metropolitani per esprimere nella massima libertà il proprio spirito creativo. In altri casi, invece, si svolge nelle palestre che vedono gli sportivi muoversi su semplici strumenti adibiti alla costruzione del percorso tracciato.

Tentare di comprendere il significato dello sport Parkour, senza conoscere l’etimologia del termine, sarebbe tuttavia un limite. Il termine Parkour fu definito da David Belle e dal suo amico Hubert Koundè nel 1988. Rispetto a parcours, Koundè ha sostituito la “c” con la “k” per sottolineare il carattere aggressivo dello sport. I praticanti del Parkour sono chiamati Traceurs, o Traceuses al femminile. Ad ispirare il Parkour è stato un militare francese di fine ‘800, Georges Hebert.

Recentemente, tra il 17 febbraio ed il 5 marzo 2012, quattro giovani ragazzi di Gaza sono riusciti a varcare i confini della Palestina per esibirsi in un tour italiano. Dopo alcuni show a Roma, il più suggestivo a Piazza Venezia, i ragazzi si sono spostati a Bologna, Milano, Bergamo e Palermo. Il Coni non ha ancora annoverato il Parkour tra gli sport nazionali. Tuttavia, ne siamo certi, la forte propaganda che si sta espandendo a macchia d’olio sul web con video spettacolari ed associazioni interessate (tra cui ParkouRoma) inviterà, prima o poi, il Comitato Olimpico ad una seria riflessione sulla questione.

Gianluca Natoli