Una foto di scena del film 'Pieces of a Woman' del regista ungherese Kornel Mundruczo, disponibile su Netflix dal 7 gennaio. ANSA/US IMDB +++ ANSA PROVIDES ACCESS TO THIS HANDOUT PHOTO TO BE USED SOLELY TO ILLUSTRATE NEWS REPORTING OR COMMENTARY ON THE FACTS OR EVENTS DEPICTED IN THIS IMAGE; NO ARCHIVING; NO LICENSING +++

"Pieces of woman" da Oscartra dolore e rinascitaun thriller verso la nomina

Il film, già premiato a Venezia disponibile da ieri su Netflix

È stato definito un thriller da oscar, ma anche uno dei migliori film della stagione. Stiamo parlando di “Pieces of woman”, il primo film in lingua inglese del regista ungherese Kornél Mundruczò, presentato alla 77esima Mostra del cinema di Venezia e premiato con la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile della sua protagonista Vanessa Kirby.

Il film, disponibile già dal 7 gennaio su Netflix, è la storia di una coppia di coniugi di Boston, Martha e Sean, in procinto di avere una bambina che decidono di far nascere in casa. Con ben 25 minuti di pellicola interamente dedicati al travaglio della donna il film si presenta subito come un avvincente thriller, fatto di urla, lamenti e disperazione che introducono lo spettatore immediatamente nel dramma. La donna, infatti, dà alla luce una bambina che muore dopo solo cinque minuti dalla nascita, scatenando così l’ira dei genitori che accusano l’ostetrica di non aver valutato tutti i pericoli. Da quel momento la vita della coppia cambia, anche a causa della presenza ingombrante della mamma di Martha, che da sempre ostacola il matrimonio della figlia.

La pellicola è frutto della rielaborazione di un’esperienza personale vissuta dal regista insieme alla moglie Kata Weber e che, come lui stesso ha sottolineato, ha dato l’imput per dimostrare che l’arte può salvare dal dolore. “Con Pieces of woman volevamo realizzare una storia autentica su una tragedia e su come imparare a convivere con quel dolore. Una perdita sfugge alla nostra comprensione o al nostro controllo, ma porta con sé la capacità di rinascere” ha spiegato Mundeuczò.

A soli quattro mesi dalla sua presentazione già si parla di una possibile candidatura del film agli Oscar in diverse sezioni, a partire da quella dedicata alla migliore attrice protagonista. La stessa Kirby ha dichiarato di avere vissuto una sfida: “Non sono una madre e mi sono ritrovata in questo ruolo quasi animalesco che però rappresentava il dolore di tante donne che hanno vissuto questa esperienza e con le quali ho parlato”.