HomePolitica Protezione civile e regioni “non hanno lavorato in modo coordinato”

Protezione civile e regioni
"non sempre hanno agito
in maniera coordinata"

Lo studio a cura di Openpolis indica

che ci sono stati 10 giorni di vuoto

di Alessandro Rosi31 Marzo 2020
31 Marzo 2020

Il coinvolgimento del Parlamento nella gestione dell’epidemia è stato minimo, ma gli atti adottati sono stati numerosi. “Solamente a livello nazionale – si legge nel report della fondazione Openpolis – da fine gennaio ad oggi sono stati emanati 127 atti di vario genere: decreti ministeriali, ordinanze, circolari, decreti legge e altro”.

La Protezione civile è quella che ha adottato più ordinanze degli altri. Con la dichiarazione dello stato di emergenza del 31 gennaio, le è stato infatti riconosciuto il potere di emettere ordinanze e quindi “di agire in deroga alla normativa vigente”, si legge ancora nello studio. Inoltre le è stata data la possibilità di nominare soggetti attuatori, ovvero istituzioni che possono contribuire alla gestione dell’emergenza.

Tra questi, Angelo Borrelli, capo della Protezione civile, ha individuato il 22 e il 23 febbraio come soggetti attuatori i presidenti delle regioni di Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Friuli-Venezia Giulia (a cui poi se ne sono aggiunti altri). “Questa decisione – si legge nel report – ha dato quei poteri necessari alle regioni per affrontare l’emergenza in maniera più autonoma” ma “al tempo stesso ha reso più complesso ricostruire la catena di comando in questa fase storica, e soprattutto determinare quale fosse il modello di intervento corretto per la gestione dell’emergenza”. Non sempre infatti l’attività è stata coordinata.

Per questo, il 4 marzo, la Protezione civile ha diramato le “misure operative per la gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19”.  “Un atto dovuto e fin troppo atteso – si legge nel documento di Openpolis – considerando i quasi 10 giorni di piena crisi sanitaria in cui governo centrale, Protezione civile e regioni hanno agito in maniera non coordinata”.
Nello studio viene inoltre sottolineato che sono passati 54 giorni dalla dichiarazione di stato di emergenza alla prima informativa del presidente del consiglio Giuseppe Conte in Parlamento. Infatti Conte ha riferito in aula solamente il 25 marzo scorso.

Ora quindi si apre una fase cruciale per il dibattito democratico della gestione della crisi, soprattutto dal punto di vista economico.

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