E’ un Renzi autocritico quello che ha parlato ieri all’assemblea del Pd. «Non abbiamo perso, abbiamo straperso» ha dichiarato l’ex premier davanti ai 1.200 delegati nel seminterrato dell’Ergife. Una partita persa soprattutto «nel sud e con i giovani». Per Renzi la sconfitta referendaria è un ritorno alla palude istituzionale, alle sue minacce e al proporzionale. Un clima da prima Repubblica. E non è un caso che le note del brano “La prima Repubblica” di Checco Zalone echeggino nel salone dell’hotel Ergife durante l’apertura dell’assemblea. Ma Renzi ha cercato di uscire fuori dal pantano, inaugurando quella che ha definito la «fase zen» del Pd: proposta del Mattarellum e congresso a novembre.
Non ci sarà, quindi, nessun congresso anticipato: le assise si terranno a novembre come previsto dallo statuto. La relazione di Renzi passa con 481 sì, 2 no e 10 astenuti. Anche se gli oppositori non stanno a guardare. «Se non convoca il congresso prima delle politiche raccoglieremo migliaia di firme tra i militanti. Non può fare il candidato senza congresso» ha dichiarato Francesco Boccia.
«C’è una sola leadership e per dimostrare la centralità del Pd facciamo una proposta elettorale» ha dichiarato Renzi. Il Mattarellum è una legge apprezzata dalla minoranza, che ne rivendica la paternità. E’ il caso di Roberto Speranza, che dichiara di aver presentato una proposta per il Mattarellum 2.0.
Non ci sta però Roberto Giacchetti: «Speranza, tu eri il capogruppo e il Mattarellum non hai voluto votarlo. Hai la faccia come il culo». L’ex radicale si riferisce all’inizio della legislatura, quando propose una mozione per tornare alla legge, poi bocciata dal Pd a guida bersaniana.
Per Speranza l’insulto di Giacchetti è «il simbolo dell’arroganza del Pd». Ma Renzi, in vesti pacificatore, sembra aprire a una stagione all’insegna dell’umiltà. «Non farò l’ennesimo giro d’Italia. Mi metterò in ascolto. Farò più l’allenatore che il giocatore».