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HomePolitica Riforma della Giustizia, ok definitivo in Senato con 112 sì. Meloni: “Traguardo storico”

Riforma della Giustizia
c'è l'ok definitivo in Senato
Meloni: "Traguardo storico"

L'intervento di Scarpinato scatena FI

Gasparri dedica il voto a Berlusconi

di Sofia Silveri30 Ottobre 2025
30 Ottobre 2025

Il senatore del Movimento 5 Stelle, Roberto Scarpinato, con i colleghi di partito durante il voto finale in Senato sul ddl sulla separazione delle carriere dei magistrati, Roma, 30 ottobre 2025 | Foto Ansa

ROMA – L’iter di approvazione della riforma della Giustizia raccoglie l’ultimo via libera al Senato. Con la delibera al testo in quarta lettura a Palazzo Madama con 112 voti si conclude il percorso parlamentare del testo prodotto dal Governo e firmato dal presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dal ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e mai modificato dal Parlamento. Ora la palla passerà ai cittadini. Il passo successivo sarà infatti il referendum confermativo per il quale maggioranza e opposizioni sono intenzionate a avviare le procedure. Il referendum potrà essere richiesto entro tre mesi dalla pubblicazione della norma e con tutta probabilità si svolgerà a marzo 2026. 

Grande soddisfazione da parte dell’esecutivo. La premier Meloni esulta e lo definisce un “traguardo storico”, mentre il guardasigilli Nordio dedica la “vittoria a un’idea liberale della giustizia”, allontanando l’idea di una vittoria dedicata a Silvio Berlusconi. Nonostante le parole di Nordio, per il Cavaliere è comunque pronto il flash mob di Forza Italia in piazza Navona. Presente all’iniziativa una delegazione di parlamentari azzurri guidata da Paolo Barelli e Maurizio Gasparri. Con quest’ultimo che dedica il voto di Palazzo Madama a Silvio Berlusconi, “una delle tante vittime della malagiustizia”.

Bagarre al Senato

In Aula il centro destra esulta, mentre i senatori del Pd sventolano i cartelli alla fine del voto contro una riforma “che serve a questo governo per avere le mani libere e mettersi al di sopra delle leggi e della Costituzione”. Una mattinata intensa che ha visto come protagonisti il senatore del Movimento 5 stelle Roberto Scarpinato e gli azzurri. Scarpinato ha definito la riforma “un piano politico con cui si fa a pezzi la Costituzione”. Da lì la bagarre e le contestazioni dai banchi di Forza Italia. Pierantonio Zanettin ha lasciato l’Aula mentre il presidente Ignazio La Russa è stato costretto a richiamare alcuni senatori tra cui Licia Ronzulli dopo le grida levate in Aula. 

Cosa prevede la riforma?

Attualmente l’articolo 104 della Costituzione prevede una magistratura con un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere. A questo si vuole aggiungere una specifica: “Composta dai magistrati della carriera giudicante e della carriera requirente”, e cioè la separazione delle carriere per pubblici ministeri e giudici togati.

Nel disegno di legge si passerebbe inoltre da un solo Consiglio superiore della magistratura a due Csm distinti. Con un terzo dei membri estratti a sorte. Uno per i pm e uno per i magistrati. I due Csm perderebbero i poteri disciplinari riguardanti le assunzioni, le assegnazioni, i trasferimenti, le valutazioni di professionalità e i conferimenti di funzioni nei riguardi dei magistrati.

Infine le sentenze sarebbero impugnabili solo davanti alla nuova Alta Corte Disciplinare che giudicherà in secondo grado in una composizione diversa rispetto al primo, non essendo in questo modo più contestabili in Cassazione così come prevede l’articolo 111 della Costituzione.

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