Ilaria Salis in aula, 29 gennaio 2024 | Foto Ansa

Il governo ungheresecontro Ilaria Salis"Non è una martire"

"Mi sento tumulata viva" Tajani: "Nessuna interferenza"

ROMA – “Sono scioccato dalle reazioni italiane. Ilaria Salis è stata presentata qui in Italia come una specie di vittima, una martire. In Ungheria le persone sono state quasi uccise”. Con queste parole il ministro degli esteri ungherese Péter Szijjártó apre uno scontro politico-diplomatico tra Ungheria e Italia sulla vicenda giudiziaria dell’insegnante di Monza, all’indomani dell’intervento del padre Roberto Salis che aveva definito la figlia una “martire”.

Ungheria: “Gente quasi uccisa da gruppi sinistra”

“La gente è stata quasi picchiata a morte nelle strade, e poi questa signora viene dipinta come una martire o la vittima di un processo ingiusto”, ha detto il ministro ungherese in un video su Facebook in merito al caso dell’insegnante 39enne detenuta in Ungheria dall’11 febbraio del 2023 con l’accusa di lesioni aggravate ai danni di alcuni estremisti di destra. Nel contenuto si accosta l’immagine della donna che entra in manette all’udienza a Budapest a scene di manifestanti con il volto coperto che manganellano persone per strada e poi vengono arrestate dalla polizia ungherese.

La replica di Tajani

Non è tardata la risposta del ministro degli Esteri italiano. “Non c’è alcuna interferenza da parte italiana” sul caso Salis, “ci siamo preoccupati della tutela dei diritti del detenuto, lo facciamo per la signora Salis come per tutti i detenuti italiani nel mondo”. Tajani ha affermato che il governo è “in costante contatto con la famiglia” e ribadisce che “abbiamo consegnato un documento scritto al ministro degli Esteri ungherese per dire quello che noi possiamo fare e, qualora venissero concessi gli arresti domiciliari alla signora Salis, deve essere garantita la sicurezza della detenuta e dei suoi famigliari”.

Tajani caso Salis

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, Roma, 29 febbraio 2024 | Foto Ansa

Salis, “Mi sento tumulata viva”

“Una tigre in gabbia”, “un mostro sbattuto in prima pagina”, “tumulata viva” con lo sport come “unico passatempo perché purtroppo non ho neanche un libro”, e “due parole” rivolte ogni tanto “al piccione che si posa sul davanzale al di fuori delle sbarre, allo sgabello o all’armadietto”. Così Ilaria Salis ha raccontato le sue prime settimane di detenzione al Gyorskocsi Utca nel suo diario mostrato al Tg3.

Quando il 10 marzo 2023 le hanno detto che l’arresto sarebbe stato rinnovato e che i suoi contatti erano bloccati e vietati, ha scritto: “In pratica non posso parlare neanche con mia madre. Mi sento tumulata viva, segregata in un mondo alieno, in un baratro oscuro ‘dove ‘l sol tace’”.

Sofiya Ruda

Sono nata nel '97 a Lviv e vivo a Roma da quando avevo due anni. Laureata in Interpretariato e traduzione e in Lingue e letterature straniere, voglio diventare una giornalista per raccontare cosa succede ogni giorno nel mondo.