Scandalo Mose, il sindaco Orsoni si dimette. A Venezia arriverà un commissario prefettizio

Giorgio OrsoniHa gettato la spugna e ha rassegnato le sue dimissioni, il sindaco democratico di Venezia Giorgio Orsoni, che ieri mattina ha lasciato gli arresti domiciliari dopo otto giorni solo grazie ad un’ammissione di responsabilità per finanziamento illecito alla sua campagna elettorale del 2010 (contro l’ex ministro di Forza Italia Renato Brunetta), per la quale i suoi legali hanno offerto alla procura una condanna a quattro mesi di reclusione, sulla congruità della quale dovrà ora esprimersi il giudice per l’udienza preliminare.

Scaricato dal Pd. A convincere Orsoni – 67 anni, avvocato molto noto in laguna – è stata la durissima presa di posizione del vicesegretario del Pd (e presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia) Debora Serracchiani e del segretario regionale Roger De Menech, che questa mattina hanno rilasciato una nota congiunta con la quale lo invitavano a dimettersi.

«Siamo umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Orsoni – hanno scritto i due esponenti democratici – ma dopo quanto accaduto ieri, e a seguito di un approfondito confronto con il Pd locale, abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perché prosegua nel suo mandato di sindaco di Venezia. Invitiamo quindi Orsoni a riflettere nell’interesse dei cittadini, e a offrire le sue dimissioni per non disperdere quanto di buono il Pd di Venezia e tanti bravi amministratori hanno fatto e stanno facendo per la città».

L’ira di Orsoni. Il primo cittadino uscente – che ieri pomeriggio aveva presieduto una surreale Giunta come se nulla fosse – non ha però cambiato versione sul proprio comportamento. Dopo aver infatti sostenuto di “essere stato costretto proprio da esponenti del Pd locale – compreso l’ex bersaniano Davide Zoggia, attualmente deputato – ad accettare dal Consorzio Venezia Nuova (costruttore del Mose) quel finanziamento di alcune centinaia di migliaia di euro che oggi gli è costato la poltrona e la carriera politica, questa mattina, prima di lasciare Cà Farsetti Orsoni ha accusato di «reazioni opportunistiche ed ipocrite» anche alcuni «elementi della giunta», e come suo ultimo atto amministrativo ha ritirato tutte le deleghe ai suoi ex assessori.

Per i prossimi venti giorni, pertanto, fino all’insediamento del commissario prefettizio, il comune di Venezia sarà retto – per gli affari correnti e indifferibili – dal solo sindaco dimissionario e dal Consiglio comunale, anch’esso in corso di scioglimento.

Di Alessandro Testa

Alessandro Testa

Nato a Roma, ha conseguito una laurea quinquennale (110 e lode) in Scienze della Comunicazione alla Sapienza, dove svolge ancora ricerca sulle primarie al dipartimento CORIS. Ha lavorato quattro anni negli uffici stampa della Marina Militare e ha collaborato con un’agenzia di stampa e diverse piccole testate. Ha frequentato il master IGS in giornalismo internazionale e una summer school in comunicazione a New York. Attualmente scrive recensioni teatrali, cura un blog ed è presente su Twitter.