HomePolitica Sondaggi Ixé: crolla Renzi è il leader meno popolare. Primi Gentiloni e Bonino

Sondaggi Ixé: crolla Renzi
è il leader meno popolare
Primi Gentiloni e Bonino

Il segretario del Pd non piace

Cresce il livello di rancore sociale

di Simone Alliva31 Gennaio 2018
31 Gennaio 2018

Per Matteo Renzi è un crollo vertiginoso quello confermato dai sondaggi realizzati dall’Istituto Ixè per Huffington Post. I dati tratti dall’Osservatorio Politico Nazionale (campione nazionale di 1.000 interviste effettuate dal 22 al 25/1/18)  designano il segretario del Partito Democratico come il leader politico meno amato d’Italia. I numeri confermano quanto già affermato nel precedente sondaggio realizzato da Ipsos per il Corriere della Sera sulla popolarità dei leader. Per Ipsos il segretario dem piace solo a un italiano su cinque e raccoglie un indice di gradimento di appena 23 punti, sei in meno rispetto alla scorsa estate. Ixè conferma che la fiducia in lui è stimata al 21%.

Tra i volti proposti da Ixè, fa meglio solo dell’uomo che ha rottamato, Pier Luigi Bersani, inchiodato al 19. In alto resta Paolo Gentiloni con il maggior indice di fiducia (33 per cento) seguito da Emma Bonino e Luigi Di Maio al 30. Il candidato premier del Movimento Cinque Stelle è quindi il frontman più amato tra coloro che aspirano a diventare premier. Dietro di lui, i leader del centrodestra Matteo Salvini (25), Silvio Berlusconi (24) e Giorgia Meloni, che raccoglie lo stesso gradimento (22) di Piero Grasso. Appaiato ai volti di Fratelli d’Italia e LeU c’è anche Beppe Grillo.

Secondo Ixè, al 28 gennaio, solo il 59,9 per cento è certo di votare. Mentre il 9% si dice sicuro di non entrare in cabina elettorale. Nell’ultimo mese di campagna elettorale, quindi, i partiti dovranno dare la caccia a quella larga fetta di indecisi sul da farsi il 4 marzo.

Stando a quanto scrive Co-fondatore e presidente dell’istituto Ixè. Roberto Weber: “Non abbiamo la minima idea di cosa abbia prodotto queste dinamiche elettorali – se il chiacchiericcio sullo sfondamento del rapporto deficit/pil, gli psicodrammi sulle candidature o altro – a tutta riprova che il ‘popolo’ si muove in maniera imperscrutabile e imprevedibile. Forse, nel caso del PD, si potrebbe ipotizzare che stia aleggiando un dubbio esteso sulla solidità e sulla bontà della catena di comando, ma sono solo ipotesi”.

Significative però sono le indicazioni sul clima del paese. Si accentua in questa campagna elettorale la rabbia dei cittadini, il rancore dominante che destre e M5s interpretano meglio. Sale infatti la convinzione di un paese ‘matrigno’ cui gli elettori avrebbero dato più di quanto hanno ricevuto

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