Hatay, Turchia, il 7 febbraio 2023 | Epa/Erdem Sahin

Terremoto Turchia-Siriale dinamiche del sisma spiegate in uno studio

Dal Zilio: "Ipotesi superciclo" Lavorare su codici edilizi e sismici

ROMA – Il 6 febbraio 2023 un devastante terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito la Turchia meridionale e centrale e la Siria settentrionale e occidentale. Il terremoto è stato il più forte in Turchia da oltre 80 anni e il suo bilancio è stato drammatico con più di 52 mila vittime.
Nello studio pubblicato su Nature Communication il sismologo dell’ETH di Zurigo Luca Dal Zilio insieme Jean-Paul Ampuero, dell’Università della Costa Azzurra, hanno analizzato il tragico evento spiegando la natura della portata del terremoto e mettendo in luce l’importanza cruciale di un migliore rispetto delle normative edilizie antisismiche esistenti.

Distruzione oltre le aspettative: l’ipotesi del superciclo

Nello studio si chiarisce che il rischio sismico di quella zona fosse conosciuto. Si avanza, poi, l’ipotesi che l’evento sismico faccia parte di un “superciclo che va oltre i normali cicli sismici”. In Turchia, infatti, ci sono faglie tettoniche fragmentate cioè suddivise in segmenti di faglia. In particolare la placca anatolica, dove si trova la Turchia, è delimitata da due faglie principali: la North Anatolian Fault Zone e la East Anatolian Fault Zone. In questo caso si è verificata una rottura di circa 300 chilometri che ha rotto ben tre segmenti di faglia. Si spiega che il “superciclo” si determina perché i sistemi di faglia producono sismicità. Accade che un segmento si rompe, se ne rompe un altro e poi un altro ancora fino a che non si creano le condizioni ideali che portano a una rottura completa della crosta. A rendere poi, particolarmente devastante il terremoto, l’estensione dell’area colpita, con due grandi terremoti avvenuti in zone di faglia vicine.

Imparare dal disastro

È essenziale focalizzarsi sulla messa in sicurezza delle zone più rischio come la North Anatolian Fault. In Turchia c’è un codice a livello legislativo per costruire in modo antisismico che, tuttavia, non si applica. Non sono infatti i terremoti ad uccidere le persone ma gli edifici, si puntualizza nell’articolo. La speranza è che questi eventi catastrofici rappresentino un campanello d’allarme per le autorità e le spingano a dare priorità all’applicazione dei codici edilizi e sismici.

Silvia Longo

Classe 1996. Lucana. Dopo una laurea triennale e magistrale in Relazioni Internazionali qui per coltivare una passione che ho da sempre: scandagliare la realtà e tradurre in parole fatti ed emozioni.