NEWS ANSA

Sito aggiornato alle 16:42 del 7 ottobre 2025

HomeCronaca Tondelli: “Welcome to Favelas simile al primo blog di Grillo ma attenzione alla propaganda”

Tondelli: “Welcome to Favelas simile al primo blog di Grillo ma attenzione alla propaganda”

di Marco Bertolini02 Ottobre 2025
02 Ottobre 2025
Welcome to Favelas

Jacopo Tondelli, giornalista fondatore de Linkiesta.it e attuale direttore de Gli Stati Generali

Jacopo Tondelli, giornalista milanese fondatore de Linkiesta.it e attuale direttore de Gli Stati Generali, parla a Lumsanews del confine tra citizen journalism e propaganda. Ma anche del concetto di indipendenza giornalistica.

Tondelli, secondo lei quello di Welcome to Favelas è un esempio di citizen journalism?

“Bisogna dire che il confine tra citizen journalism e propaganda è sempre fragile e forse lo è anche per definizione. Diciamocela tutta, i reportage fatti da Rete 4 per mostrare che le città governate dal centrosinistra sono in preda al degrado e al disastro sono tanto diversi? Il loro non è citizen però forse neanche quello è davvero giornalismo. Il racconto dal basso è soggetto a mancanza di prospettiva e di vera professionalità, mancanza di obblighi deontologici che comunque non vengono sempre rispettati dal giornalismo ufficiale. Di sicuro resta vero che il citizen journalism è più esposto all’imprecisione, alla poca capacità di mezzi e anche alla manipolazione”.

Da chi potrebbe essere manipolato il lavoro di Welcome to Favelas?

“Da parte di chi ha interessi superiori o di grandi network che hanno interessi politici o sguardi interessati, come quello di Musk, soprattutto se davvero hanno incontrato i suoi rappresentanti in Europa”. 

È un caso che il loro post più di successo nell’ultimo periodo sia su Charlie Kirk?

“Non bisogna partire dal presupposto che l’algoritmo e i suoi padroni li abbiano volontariamente favoriti perché spingevano un contenuto politicamente assonante con l’area Mega. La premessa è che noi non sappiamo nulla dell’algoritmo e di come funziona, di quali siano i criteri sulla base dei quali un contenuto viene spinto o tarpato piuttosto che un altro. E continueremo a non saperlo”. 

Cosa le ricorda il lavoro di Welcome to Favelas?

“Loro hanno un profilo che non nasce ideologico, lo si capisce. E usano lo stesso tono del blog di Beppe Grillo degli albori. Cioè un tono che sottolinea come i media ufficiali, più famosi, non dicono la verità e per questo è necessario che si esponga un comico, o una pagina nata sul degrado romano, per raccontarla”. 

Welcome to Favelas si può dire che sia libera e indipendente?

“Per me il tema riguarda sempre la presenza o meno di un progetto imprenditoriale in senso lato oppure no. Il primo discrimine riguarda quindi la volontà di far produrre del fatturato oppure no. Da qui si capisce se a generare l’apertura di nuovi canali è eventualmente un business plan o no. Poi c’è da capire se c’è un editore oppure no, che esso sia una cordata, una società o anche solo una persona. Capire questo ci permette di dire se è davvero indipendente. Poi certo, Welcome to Favelas parte dal presupposto di voler raccontare qualcosa che nessuno racconta in maniera appunto libera ma nella realtà è prigioniera di un algoritmo gestito dagli uomini più potenti e ricchi del mondo. Molto più potenti del sindaco di Roma o dei proprietari dei vecchi giornali che criticano”. 

Un progetto come questo aiuta l’informazione italiana?

“Il fatto che aiuti o non aiuti l’informazione non dipende in sé da quello che fanno loro ma da dove atterra quello che loro pubblicano, che tipo di società riceve i loro contenuti e quanta consapevolezza c’è. Ho uno sguardo molto pessimista sul presente e sul prossimo futuro. Ho paura che si andrà sempre di più in una direzione per cui i media, in senso ampio, asseconderanno i meccanismi di questa massa non particolarmente cosciente in fatto di politica. Per questo ogni tentativo, anche sano, di sincero disvelamento dei meccanismi più nascosti di fenomeni come Welcome to Favelas finirà con l’essere preda di altri meccanismi, come gli algoritmi, non necessariamente più sani”. 

Ti potrebbe interessare