Il guardrail sfondato dal pullman precipitato a Mestre / Foto Ansa

Strage di Mestre, periziasul guardrail sotto accusaAutopsia per l'autista

Il sindaco: "Colpa della legge" Un'intera famiglia romena distrutta

MESTRE – Era vecchio il guardrail sfondato dall’autobus che martedì 3 ottobre è precipitato giù da un cavalcavia a Mestre. Avrebbe dovuto essere sostituito. Lo dicevano nel 2017 i tecnici della manutenzione, sollecitando un intervento straordinario per rifare barriere e pavimentazione. I lavori sarebbero dovuti iniziare a breve, dopo l’approvazione dei finanziamenti previsti dal Pnrr. Nel progetto esecutivo si legge che il ponte, completato negli anni Sessanta, “non è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria e rinforzo”.

Niente autopsia per le vittime

I primi risultati dell’inchiesta in corso sono un altro colpo per i parenti delle vittime. Le famiglie non sapranno nemmeno con certezza se le batterie a litio dell’autobus hanno avuto un ruolo nella dinamica dell’incidente, perché la Procura ha ritenuto “non necessario fare le autopsie sui cadaveri”. Secondo il procuratore capo di Venezia, Bruno Cherchi, “la causa della morte è assolutamente evidente e concatenata alla caduta del mezzo”. L’esame verrà condotto solo sul corpo dell’autista.

Tesi sostenuta anche dai soccorritori, che segnalano che l’incendio era “molto meno importante di quanto ci aspettavamo”. Secondo il comandante dei vigili del fuoco di Venezia, Mauro Luongo, “non sarebbe stato diverso se il bus avesse avuto un’alimentazione a gasolio”. I corpi non erano carbonizzati, “sembravano integri”, dice il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.

Il sindaco: “Non potevamo cambiare il guardrail”

Sullo stato del guardrail, Brugnaro assicura in un’intervista al Corriere di aver “fatto le manutenzioni che la legge ci consentiva”. Per il sindaco il guardrail non è stato cambiato perché “serviva un progetto unitario, approvato l’anno scorso, per cui abbiamo stanziato oltre sei milioni di euro”. Il ponte era in regola, ma “non doveva essere in capo al Comune”, sentenzia Brugnaro, incolpando le amministrazioni precedenti: “Io non avrei mai accettato la gestione del ponte senza un finanziamento per poterlo adeguare”, ha specificato.

La famiglia romena distrutta

Capire le dinamiche dell’incidente e attribuire le responsabilità è fondamentale affinché le vittime possano elaborare la tragedia. Ma non riporterà indietro le vite spezzate dei passeggeri dell’autobus, tra cui un’intera famiglia romena morta nell’impatto. Papà e mamma poco più che quarantenni, due figlie di otto e 13 anni. Vivevano in Germania da qualche anno, erano in Italia per una vacanza.

Per i soccorritori sono indimenticabili le scene a cui hanno assistito. Alcuni di loro “hanno dei veri e propri sintomi con flashback, ansia, difficoltà a dormire”, riporta il responsabile della psichiatria all’Ospedale dell’Angelo di Mestre, Moreno De Rossi, che gestisce il supporto psicologico offerto ai testimoni. Nella stessa struttura sono ricoverati i sopravvissuti, che “stanno migliorando”, riferisce Chiara Berti, direttrice sanitaria dell’ospedale.

Veronica Stigliani

Laureata in Relazioni Internazionali presso l’Università di Bologna nel 2019 con una tesi intitolata "States and non-state actors in the Middle East", collaboro con The Euro-Gulf Information Centre (EGIC), OSMED-Osservatorio sul Mediterraneo e La fionda.