Trump attacca Pechino
sul riconoscimento di Taiwan
“Non voglio mi dia ordini”

Duro scontro anche con la Cia
sull'intervento di hacker russi alle elezioni

«Non vedo perché devo essere vincolato dal principio ‘una sola Cina’, a meno che non raggiungiamo un accordo con la Cina che includa altre cose, tra cui il commercio». A dirlo è il presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump in un’intervista di ieri alla Fox. L’ipotesi che l’America possa riconoscere Taiwan come Stato indipendente ha inasprito i rapporti con il colosso cinese. In particolare, lo scontro con Pechino risale al 2 dicembre scorso, quando Trump ha accettato la chiamata di congratulazioni della presidente di Taiwan Tsai Ing-Wen, rivendicando poi su twitter la sua libertà di farlo. Era dal lontano 1979 che un presidente Usa non aveva rapporti diretti con Taipei, che la Cina considera parte integrante del proprio territorio.

Trump ha addirittura rincarato la dose nell’intervista di ieri, noncurante dei difficili rapporti diplomatici con la Repubblica popolare: «Non voglio che la Cina mi dia ordini. Inoltre sta costruendo fortezze nel Mar cinese meridionale che non dovrebbe costruire e, francamente, – ha aggiunto il tycoon – non ci aiuta affatto con la Corea del Nord». La risposta piccata di Pechino non si è fatta attendere: il portavoce del ministero degli esteri Geng Shuang ha oggi ribadito la «seria proccupazione» del governo cinese, poiché la violazione del principio della “Unica Cina” colpirebbe pesantemente i rapporti tra Pechino e Washington.

Altro tema delicato per il neo eletto presidente americano sono le accuse della Cia, secondo la quale la Russia sarebbe intervenuta con i suoi hackeraggi per favorire la vittoria di Trump. «Non ci credo, è ridicolo», ha risposto seccamente il tycoon ai microfoni della Fox. Sarebbero anzi i democratici – accusa Trump – a sfruttare la vicenda come una giustificazione per la sconfitta della Clinton. Il cosiddetto “Russiagate”, che rischia in qualche modo di macchiare la sua elezione, sta inoltre creando malumori all’interno dello stesso partito repubblicano. «I fatti sono lì», ha commentato il senatore repubblicano John McCain, invitando Trump ad accettare le conclusioni della Cia.

Antonio Scali

Nato in provincia di Reggio Calabria 25 anni fa, ha conseguito una Laurea Triennale alla Lumsa in Lettere Moderne e una Magistrale alla Sapienza in Filologia. Da sempre affascinato dal giornalismo, ha maturato diverse collaborazioni con siti internet, radio e tv occupandosi principalmente di sport.