L’Ue approva nuove sanzioni contro la Russia. Il Cremlino “conseguenze politiche”

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Procede lentamente il difficile impegno dell’Europa che si appresta a snocciolare le sanzioni economiche nei confronti della Russia di Vladimir Putin. Cresce la lista compilata dagli ambasciatori Ue con i nomi di 15 colossi dell’industria petrolifera e meccanica sovietica. Un’impasse la cui via d’uscita si vedrà concretamente a partire dai prossimi giorni quando le sanzioni applicate verranno “sbloccate” e rese efficaci superando le divisioni fra gli europei e l’indecisione dei Paesi membri. L’Europa, dunque, lavora con cautela, in attesa di vedere come evolverà la crisi in Ucraina, prima di applicare il criterio generale che prevede il blocco dell’acquisto da parte dell’Occidente di azioni e obbligazioni dei colossi, che durerà fino a quando continuerà l’attacco di Putin contro l’Ucraina. Sanzioni alle quali il Cremlino risponde intimando la chiusura dei rubinetti di gas naturale e minacciando il blocco dello spazio aereo sopra la Russia.
Lo sgambetto dell’Europa ai colossi russi produttori di armi come la Kalashnikov, e alle società pubbliche che gravitano intorno ai pozzi e alle arterie del petrolio, come la Rosneft, preoccupano il capo del Cremlino e il primo ministro Dmitry Medvedev che non ha escluso un’iniezione di aiuti di Stato pari a 31 miliardi di euro per sostenere le casse dell’azienda leader del settore petrolifero.
Nell’elenco dei sanzionati spuntano anche la Transneft (il “ragno” delle reti che gestisce le linee di distribuzione energetica) e la Gazpromneft, quarto produttore di greggio nel Paese.
“Le sanzioni economiche contro la Russia avranno conseguenze politiche e questo sarà più rischioso che le restrizioni imposte sulle forniture, potrebbe spezzare il sistema di sicurezza globale – minaccia Medvedev -. Ma io spero che i nostri partner occidentali non vogliano che questo accada e che non ci siano dei pazzi tra coloro che prendono le decisioni”. Ottimista, nonostante le intimazioni che giungono dal fronte russo, il presidente uscente del Consiglio Ue Herman Van Rompuy che promette il ritiro delle sanzioni se reggerà la tregua fra Russia e Ucraina, confidando nell’impegno mostrato dai separatisti russi nel liberare 1.200 prigionieri a Mariupol sulle rive del Mar d’Azov, dove si è recato il presidente ucraino Petro Poroshenko e dove la tregua è stata violata da qualche sparo.
Intanto, mentre l’Europa tesse la tela delle sanzioni ritardandone però l’applicazione ai prossimi giorni, sono iniziate ieri nella parte nord occidentale del Mar Nero le manovre militari congiunte fra Ucraina e Stati Uniti che dureranno fino a domani. Durante l’esercitazione, alla quale parteciperanno 280 marinai americani, oltre a spagnoli, canadesi, romeni e turchi, si lavorerà sulla ricerca e la rilevazione di intrusi, la conduzione di operazioni di ispezione, l’assistenza a navi in difficoltà.
Intanto il cessate il fuoco tra Kiev e i separatisti filorussi, entrato in vigore da venerdì, è stato violato dall’uccisione di quattro soldati e dal ferimento di 29 uomini.
Il braccio di ferro tra Putin e l’Europa sembra appena iniziato.

Samantha De Martin

Samantha De Martin

È nata a Reggio Calabria. Dopo aver conseguito la maturità classica si è laureata in Scienze Umanistiche. Specializzata in Linguistica, ha maturato la passione per il giornalismo grazie ad uno stage nella redazione della rivista “Progress” scrivendo di cultura e viaggi. Ha collaborato con il quotidiano “Cinque giorni” occupandosi della cronaca di Roma. Nel 2008 la passione per la scrittura l’ha condotta alla pubblicazione del romanzo “Pantarei”, vincitore dei premi “Anassilaos” e “Calarco”.