Zohran Mamdani, neoeletto sindaco della Grande Mela, è una figura fuori dagli schemi. Un underdog dall’immagine costruita tra la gente, per la gente. Ne ha parlato a Lumsanews Francesco Nicodemo, ex spin doctor di Matteo Renzi.
Quanto sono stati importanti i social per la vittoria di Mamdani?
“Molto, perché gli underdog che devono imporsi nel dibattito pubblico, utilizzare i social network e non i mezzi tradizionali necessitano di avere anche costi di gestione più bassi. Quindi la capacità di intervenire su questi media è stata fondamentale. Quando non hai dalla tua parte i grandi donatori e le grandi corporation che ti sostengono –- come nel caso degli avversari di Mandami –- i social sono la prima forma per provare ad arrivare a quante più persone possibili. Mandami fa parte di quella generazione che ha una grande capacità comunicativa e che è cresciuta nell’ambiente digitale, quindi si muove perfettamente a suo agio in quell’ambiente”.
Il team dietro i social, giovanissimo e in molti casi alla prima esperienza, che strategie ha attuato?
“La strategia è abbastanza evidente: costruire l’immagine di un candidato “dal basso”, popolare nel senso proprio etimologico. Uno che appartiene alle persone, che mangiava nei negozietti di quartiere, che prendeva i mezzi pubblici e quindi che fosse espressione non soltanto degli stessi ceti popolari, ma che ne facesse anche parte dal punto di vista della narrazione. Non è stato un lavoro improvvisato, ma un qualcosa costruito mattone su mattone: un’onda di partecipazione che è cresciuta e che gli ha permesso di vincere. La vittoria non è arrivata solo per l’uso dei social: queste sono semplificazioni. I social sono stati lo strumento che gli ha permesso di recapitare al meglio i suoi messaggi vincenti”.
In questa costruzione è mancato qualcosa?
“Nella sua campagna elettorale non è mancato niente. Mamdani è stato in grado di far partecipare anche una serie di comedian, content creator e musicisti che hanno rafforzato il suo racconto online. Soprattutto su TikTok e Instagram, in parte su Facebook. Lui ha costruito una narrazione che mi ha un po’ ricordato Barack Obama, che fu il primo a utilizzare i social come arma vincente”.
Ci sono altre similitudini tra Obama e Mamdani?
“Dal punto di vista del contenuto politico non tantissimo. È chiaro che hanno due piattaforme politiche diverse. Invece, dal punto di vista dell’immaginario – perché la politica è anche immaginario – tanto. Parliamo di un sindaco non wasp (acronimo per white anglo-saxon protestants, categoria sociologica statunitense indicante i discendenti dei primi coloni americani, ndr). È il primo di questo genere, come Obama è stato il primo presidente americano di colore. Entrambi in pieno Zeitgeist, cioè chiaramente in grado di interpretare lo spirito del loro tempo”.
Ci sono stati passi falsi nell’utilizzo di questo immaginario, nei social media?
“Quando alla fine vinci, i passi falsi – se ci sono – sono tutti irrilevanti. Però non diamo troppo peso alla comunicazione politica. La cosa importante è la costruzione dell’immaginario, gli elementi contenutistici del candidato. Mamdani, è stato in grado di farsi carico dello spirito del tempo attuale di New York, una città molto difficile e che espelle i ceti medi e i ceti popolari. Anche da questo punto di vista lui è stato in grado di riuscire a interpretare l’idea di una New York per tutti e non per pochi”.
Perché Mamdani è riuscito a funzionare a New York?
“Mandami funziona a New York perché ha saputo interpretarla e perché contro di lui hanno candidato delle figure compromesse. Non aveva candidati veramente competitivi, anche se Cuomo ha avuto dalla sua dei finanziamenti incredibili. Ma le campagne elettorali non dipendono solo da quanti soldi vengono investiti, ma anche dalla forza del messaggio e della credibilità. Nello stesso giorno sono state elette in New Jersey e in Virginia figure che hanno un profilo completamente diverso: molto più moderato, molto più centrista, quindi non c’è una regola base. Mamdani è un fenomeno che funziona in un contesto urbano e in una città cosmopolita, una città giovane e piena di migranti”.
Un personaggio importante e ancora misterioso è la moglie. Qual è il suo pensiero?
“Entrambi rappresentano una coppia contemporanea e accessibile, nel senso che non sembrano appartenere a un mondo lontano. Appaiono come persone che si incontrano normalmente quando si prende la metropolitana. Sono una coppia che può funzionare”.


