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HomeEsteri Usa-Cina, è scontro aperto: “Virus nato in laboratorio? Mostrate le prove”

Scontro tra Usa-Cina
"Virus nato in laboratorio?
Pompeo mostri le prove"

Il segretario di Stato aveva accusato

Pechino sull'origine del Covid-19

di Andrea Murgia06 Maggio 2020
06 Maggio 2020

epa08351779 US Secretary of State Mike Pompeo speaks during a news briefing with members of the Coronavirus Task Force at the White House in Washington, DC, USA, 08 April 2020. EPA/CHRIS KLEPONIS / POOL

Dopo tre giorni la Cina risponde a Mike Pompeo. E lo fa con un invito sintetico e diretto. “Ha parlato molto negli ultimi tempi. Dice di avere enormi prove? Ce le mostri”. Il riferimento è all’intervista sull’origine del Covid-19 rilasciata domenica alla Abc dal segretario di Stato americano, che sposa la teoria secondo cui il virus sarebbe “sfuggito” da un laboratorio di Wuhan. Pompeo aveva parlato di alcune prove che confermerebbero questa tesi. La replica arriva in una conferenza stampa da parte di una portavoce del ministro degli Esteri cinese, Hua Chunying: “Pompeo non può presentare evidenze, perché non ne ha. L’origine del Coronavirus è una questione per scienziati ed esperti”.

Tra coloro che hanno escluso la ‘teoria del laboratorio’ ci sono Anthony Fauci, virologo e membro della task force della Casa Bianca e anche l’Organizzazione mondiale della Sanità, accusata più volte da Donald Trump di essere troppo filo-cinese.

La certezza è che tra le due potenze ormai è scontro aperto. In ballo c’è la supremazia politica e commerciale nel mondo dopo lo scoppio della pandemia, che potrebbe cambiare gli scenari geopolitici. Un rapporto sempre più teso. Prima il pomo della discordia erano i dazi, ora il virus. Inizialmente era stato Trump a parlare di “prove che non posso rivelare”, poi la Cina aveva parlato di una teoria secondo cui sarebbero stati dei soldati statunitensi a diffondere il virus durante i Giochi mondiali militari che si erano svolti a Wuhan. Adesso a lanciare il sasso è il segretario di Stato. Ci sarebbe anche un Rapporto molto severo contro la Cina riguardo la gestione della crisi, firmato dall’intelligence di cinque paesi, ossia Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.

Il governo cinese è nel mirino fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus perché avrebbe ritardato le comunicazioni sulla diffusione del contagio e nei giorni scorsi era nata anche un’altra polemica, con al centro l’Unione europea: una bozza di un documento Ue sarebbe stata ammorbidita per non urtare Pechino.

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