HomeCultura Virus e economia, Cacciari: “Stare a casa e leggere? Molti hanno perso il lavoro”

"Stare a casa e leggere?
Molti hanno perso il lavoro
basta con questa retorica"

Il filosofo Cacciari a Lumsanews

"Il governo non parli solo dei morti"

di Massimiliano Cassano11 Marzo 2020
11 Marzo 2020

Mentre il governo studia un pacchetto di misure finanziarie per scongiurare un eventuale tracollo economico dovuto alla diffusione del Coronavirus, l’Italia si appresta a vivere il suo secondo giorno di isolamento nel rispetto delle norme di sicurezza volute dal decreto del 9 marzo. Abbiamo parlato degli effetti della campagna #iostoacasa con il Massimo Cacciari, filosofo, accademico, nonché ex sindaco di Venezia.

Innanzitutto, pensa che il provvedimento sia misurato rispetto all’emergenza?

“Sì, ma è evidente che il governo si limiti a mettere in atto quello che viene ritenuto indispensabile da parte di autorità sanitarie e scientifiche. Non si tratta di decisioni politiche. Quello che il governo dovrebbe fare è curare meglio la comunicazione”.

Ad esempio?

“Potrebbe non parlare solo di morti. Si dovrà pur pensare anche ai vivi. Anzi, più questa situazione si protrae più saranno le complicazioni per i vivi. Il governo dovrebbe dare un messaggio positivo, rivolgersi con parole rassicuranti con strategie precise a coloro che sopravviveranno, che sono la stragrande maggioranza”.

C’entra anche il caso della fuga di notizie prima dell’approvazione del decreto?

“Quello è stato tremendo. Vergognoso che si faccia confusione su certe cose, determinando – come è successo in alcune zone – la fuga precipitosa dalle città in zona rossa”.

Questo virus ha messo il Paese di fronte a una prova di maturità. Come giudica il comportamento di questi giorni dei cittadini?

“Mi sembra prematuro trarre conseguenze sulla maturità o l’immaturità del popolo. Inoltre, non è una guerra, non entrano in campo variabili determinanti del carattere delle persone come durante le guerre. Mi auguro che gli italiani e altri popoli europei seguiranno le indicazioni che vengono dai loro governi”.

Sono obbligati a farlo.

“Lo sono, soprattutto perché si rischia di uscire malamente da questa situazione, ci si può ammalare di altre cose: di disperazione, disoccupazione, crisi finanziarie ed economiche. La politica faccia il suo mestiere, come stanno facendo medici e scienziati e sanitari, vorrei sentire parole più precise, non cifre campate in aria, 6 miliardi, 7 miliardi…”.

Può influire sullo spirito di chi resta a casa? Il tempo in più può essere un alleato?

“Sono tutte chiacchiere, è tutta retorica. La gente che sta a casa in queste situazioni non avrà tempo per grandi meditazioni, riflessioni, senso di ritorno al focolare domestico e via dicendo. È solo preoccupata, ansiosa, impaziente di tornare a vivere normalmente come prima. Quando esco a Milano trovo decine di persone in lacrime, che hanno già perso il posto di lavoro, mandati a casa da bar, ristoranti, alberghi. Una volta a casa questi che fanno, leggono un libro come dicono alcuni incoscienti in radio e in tv? Ma dai, smettiamola di dire stupidaggini”.

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