PARIGI – Dopo la rovinosa caduta del governo Bayrou e la conseguente nomina di Sébastien Lecornu come nuovo premier, la tensione in Francia continua a salire. Mercoledì 10 settembre è infatti il giorno scelto per il “Bloquons tout” – blocchiamo tutto – il movimento di protesta nato sui social con l’intenzione di paralizzare l’intero Paese, dalle infrastrutture alle scuole, passando per i luoghi simbolici della nazione.

I disordini a Parigi e gli 80.000 poliziotti schierati
Nonostante sembra che i manifestanti siano soltanto 3000 in tutto, il ministro dell’Interno Bruno Retailleau ha schierato sul territorio 80.000 poliziotti, di cui 6.000 soltanto a Parigi. Già dalle prime ore del mattino, le forze dell’ordine impiegate hanno arrestato a Parigi 75 persone, a fronte dei tentativi di blocchi del Périphérique, la tangenziale parigina.
Nella capitale, le forze dell’ordine sono intervenute davanti ad alcuni licei, segnalati come i luoghi più caldi della protesta, facendo uso di lacrimogeni. In tutta la Francia, invece, sono saliti “a circa 200” gli arresti, stando a quanto riferito dal ministero dell’Interno, con incidenti e tafferugli fra manifestanti e polizia segnalati in diverse città, tra cui Rennes, Nantes, Lione e Tolosa.

La natura della protesta
Secondo Retailleau, “la protesta non ha nulla di civico. È stata snaturata, accaparrata e confiscata dall’estrema destra e dall’ultra sinistra”. Un’ipotesi confermata al quotidiano La Repubblica anche dal sociologo francese Bruno Cautrès: “L’iniziativa di “Bloquons tout” è cominciata in circoli sovranisti vicini all’estrema destra, ma anche in gruppi complottisti, filo-russi o anti vax”, per poi registrare il sostegno “della sinistra radicale”, intorno al “mito dello sciopero generale”. Il frutto di un malcontento che, fra gli altri, è stato coerentemente cavalcato da Jean-Luc Mélenchon e La France Insoumise.