VIENNA – L’Eurovision rischia di trasformarsi in un campo di battaglia. Le emittenti pubbliche di diversi paesi europei hanno annunciato che non parteciperanno alla più seguita competizione musicale se verrà permessa la partecipazione di Israele.
I Paesi europei coinvolti
Le emittenti di Irlanda, Paesi Bassi, Slovenia e Islanda paesi storicamente vicini alla causa palestinese, sono, ad oggi, quelle che confermano la volontà di “boicottare” l’edizione che si svolgerà a Vienna nel maggio 2026. Tra i paesi anche la Spagna, con il Cda dell’emittente della Tv pubblica spagnola Rtve che ha preso la decisione definitiva nella mattina di martedì 16 settembre e le tensioni con Israele che non accennano a placarsi. Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, è tra i leader europei più critici nei confronti del governo di Benjamin Netanyahu, accusando pubblicamente Israele di “uso sproporzionato della forza” e utilizzando il termine “genocidio” in riferimento all’offensiva militare nella Striscia di Gaza.
La risposta di Israele
Israele, al momento, non sembra cedere alle pressioni. “Non c’è motivo per cui Israele non debba continuare a essere parte di questo evento culturale, che non può diventare politico”, ha dichiarato, durante la presentazione dei nuovi contenuti autunnali della rete, il direttore dell’emittente pubblica Kan, Golan Yochpaz.
Il precedente della Russia
In attesa della lista ufficiale dei paesi partecipanti, che verrà pubblicata a dicembre, si apre il dibattito politico in riferimento a un precedente. Nel 2022 l’EBU (European Broadcasting Union), organizzatrice dell’Eurovision Song Contest, aveva sospeso le emittenti pubbliche russe per la violazione dei propri valori fondanti. Resta da capire se Israele riceverà lo stesso trattamento