MILANO – Gianluca Soncin si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio a San Vittore per l’omicidio volontario pluriaggravato della compagna, Pamela Genini, uccisa a Milano con 24 coltellate. Il 52enne era apparso confuso al momento del fermo davanti a gip e pm, dopo aver tentato di inscenare un finto suicidio.
Le dinamiche dell’omicidio
Martedì sera l’uomo ha fatto irruzione in casa della donna aprendo la porta con una copia delle chiavi fatta qualche settimana prima. Genini – in quel momento – era al cellulare con l’ex fidanzato, al quale aveva confidato i suoi timori. “Aiuto, aiuto, aiuto” sono state le sue ultime parole prima di interrompere la conversazione. Subito dopo un messaggio disperato. “Teso ho paura, ha fatto doppione chiavi mie, è entrato, nn so che fare, chiama polizia”. Quando sono arrivati gli agenti delle volanti lei era già ferita. Ha risposto al citofono fingendo una consegna a domicilio e indicando il piano. L’hanno sentita gridare e quando sono riusciti a aprire la porta era a terra che respirava “sempre più affannosamente”.
Un rapporto fatto di violenza e paura
Il decreto di fermo stilato dalla Procura ha rivelato un “quadro agghiacciante” della relazione, durata appena pochi mesi, ma segnata da un crescendo di violenze e vessazioni. La modella 29enne aveva subito botte, minacce di morte e soprusi. Soncin l’aveva persino costretta a lasciare il suo lavoro. Intanto il bilancio sui femminicidi si aggrava sempre di più. Secondo l’Osservatorio di “Non una di meno” i casi di femminicidio in Italia nei primi dieci mesi del 2025 sono 72. Donne, madri e sorelle uccise per mano dei loro compagni o mariti.