ROMA – Allarme da comuni e regioni per la Legge di bilancio 2026: conti pubblici che rischiano di andare in rosso e Livelli Essenziali delle Prestazioni (Lep) inseriti nella manovra. Ma dal governo, al momento, nessuna apertura a cambiamenti sostanziali.
I timori di comuni e regioni
Auditi in Senato, comuni e regioni sottolineano che la spesa corrente – già gravata da precedenti tagli – rischia ora un’ulteriore pesante contrazione. A subirne le ricadute la gestione dei costi di nidi, l’assistenza ai disabili e il trasporto locale. L’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) sottolinea come a rimanere fuori dalla legge di bilancio siano questioni prioritarie quali casa e sicurezza. Ora per l’Anci è necessario portare avanti “un confronto vero e di soluzioni strutturali per garantire la sostenibilità dei bilanci locali e la qualità dei servizi ai cittadini”.
Il problema dei Lep
Preoccupa poi l’inserimento nella manovra dei Lep. Secondo Marco Alparone, coordinatore di Affari finanziari della Conferenza delle regioni, “non si può pensare che i Lep possano essere garantiti con i contributi da parte delle regioni. Li deve garantire il governo”. Dello stesso parere anche l’appello del presidente dell’Anci Gaetano Manfredi: “I comuni sono costretti sempre di più a finanziare i servizi con risorse proprie. Chiediamo che queste norme siano stralciate”.
Giorgetti sulla spesa pubblica: “C’è il rischio di frenare il Paese”
Dal governo arriva la replica: si deve procedere sulla linea di pochi cambiamenti mirati e a saldi invariati. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ammonisce sui conti: “Una spesa pubblica fuori controllo indebolisce sicuramente gli investitori perché frena la fiducia in un Paese”. Nella maggioranza tuttavia non c’è una coesione totale. Alcuni nodi riguardano la tassazione dei dividendi delle società e l’aliquota sugli affitti brevi.
Bankitalia denuncia: disuguaglianza nei redditi e criticità per l’evasione fiscale
In commissione Bilancio anche l’audizione della Banca d’Italia, secondo la quale le misure della manovra “non comportano variazioni significative della disuguaglianza nel reddito delle famiglie”. Fabrizio Balassone, vice capo del Dipartimento economia e statistica di Bankitalia, parla di una variazione modesta anche in materia di assistenza sociale. Criticità anche per l’evasione fiscale: “La manovra apre a una nuova rottamazione che comporta una perdita di gettito di 1,5 miliardi nel 2026 e 0,5 miliardi in media nei due anni successivi”.
Istat: 85% delle risorse destinate a famiglie più ricche
Nel suo intervento, l’Istat mette in evidenza un’altra criticità della manovra: a beneficiare del taglio dell’Irpef sarebbe il 44% delle famiglie, con un impatto medio di poco inferiore all’1% sul reddito familiare. Inoltre, secondo quanto dichiarato dal presidente Francesco Maria Chelli, emerge che “il guadagno medio va dai 102 euro” per le famiglie del primo scaglione irpef “ai 411 delle famiglie dell’ultimo”.
Corte dei conti: “La norma sugli affitti brevi spinge verso il nero”
Secondo la Corte dei conti altri problemi contenuti nella norma sono i punti sugli affitti brevi che potrebbero incentivare il fenomeno delle locazioni in nero e sulla rottamazione dalla portata limitata, che potrebbe ridurre la compliance fiscale e convertire l’Erario in un ‘finanziatore’ dei contribuenti morosi.


