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Il canestro più bello, Acilia regina del basket senza barriere

di Valerio Francesco Silenzi26 Novembre 2025
26 Novembre 2025
basket down

Acilia Red Foxes

È un sabato mattina autunnale ad Acilia, una trentina di chilometri da Roma. Nella palestra della scuola Giovanni Paolo II sta per cominciare l’allenamento di una squadra speciale, l’Acilia Red Foxes. È tutta formata da ragazzi con la sindrome di Down.

Quando sentono i palloni rimbalzare sul parquet della palestra, i ragazzi dell’Acilia Red Foxes sorridono. È  il momento che aspettano per tutta la settimana. “Forza, venite qui che iniziamo”, dice Giuliano Bufacchi, allenatore della Nazionale della Fisdir, la Federazione italiana sport paralimpici degli intellettivo relazionali, fresca vincitrice dell’Europeo a giugno 2025. Nella palestra di Acilia a scendere in campo è una realtà dove lo sport è sinonimo di valore.

Ragazzi affiatati, con un entusiasmo travolgente. L’immediata sensazione che si prova assistendo a uno degli allenamenti degli Acilia Red Foxes è orgoglio. Anche se è la prima volta che si vedono quegli atleti con sindrome di Down correre e andare a canestro. Un contesto di inclusione per tutti, anche per noi, che siamo stati accolti nel gruppo – con tanto di giro di campo – come se fossimo da sempre parte di loro. 

L’iniziativa “Insieme Noi”

“Insieme Noi” è un’iniziativa che si rivolge a persone disabili nell’area intellettivo-relazionale (a partire dai sei anni di età). Con loro, volontari e studenti degli ultimi tre anni degli istituti superiori del territorio del Municipio X di Roma.

Da quest’anno il programma è cresciuto: “Insieme Noi Plus”. Un’esperienza agonistica guidata dal coach Bufacchi, che in Nazionale è affiancato da Francesca D’Erasmo. Un vero e proprio salto di qualità, in termini di ambizioni e prospettive: la squadra gareggerà in contesti di carattere nazionale e quindi fuori le “mura” di Acilia, interagendo in contesti sportivi e sociali diversi, più stimolanti. “Insieme Noi Plus” ha voluto dare l’opportunità anche ai ragazzi con disabilità di avvicinarsi alla pallacanestro, di essere trattati alla pari di un gruppo giovanile, con gli stessi diritti di spazio in palestra e di affidarsi a istruttori qualificati.

Una proposta concepita dall’Associazione sportiva dilettantistica Acilia Red Foxes, nata 30 anni fa per la valorizzazione del territorio. 

Quello che si vede a ogni allenamento, è quello che si potrebbe trovare nel settore giovanile di qualsiasi altra squadra di normodotati. La filosofia del club, e anche quella della Nazionale, è non trattare gli atleti down come diversi. Gli esercizi sono gli stessi, dall’uno contro uno agli schemi di attacco e difesa. Quello che cambia è il ritmo dell’esercizio, e dell’allenamento in generale, che deve essere adattato ad ogni ragazzo.

La Nazionale di Basket Down

La squadra romana arricchisce la rosa delle società italiane che stanno lavorando per lo sviluppo del movimento basket Down. Una realtà che dal 2017 ha una propria Nazionale. Da quell’anno, non solo in Italia, sono nate squadre composte esclusivamente da ragazzi con la sindrome. Prima giocavano insieme a persone con altre disabilità e fisicamente non riuscivano a essere allo stesso livello.

Da quel momento, gli azzurri dell’Italbasket Down hanno raggiunto risultati incredibili, vincendo tutte le competizioni dove hanno partecipato: quattro Mondiali e altrettanti Europei.

Successi che hanno permesso al Basket C21 (la categoria riservata agli atleti con questa sindrome) di farsi conoscere anche lontano dal parquet dei palazzetti dove si giocano le partite. “Non ce lo aspettavamo – confessa coach Bufacchi – ma già dalla prima vittoria abbiamo avuto un riscontro mediatico. Siamo stati invitati a Palazzo Chigi, hanno parlato di noi testate giornalistiche come Sky e Rai Sport. Certo, non è una visibilità paragonabile a quella della Nazionale di calcio, ma comunque non era mai stata ottenuta da gruppi di squadre disabili”. 

Tra le stelle degli azzurri ci sono Andrea Durante, nato nel 2004 e play della squadra, e Emanuele Fiorini, classe 2002 e guardia in campo, che da quest’anno hanno deciso di seguire coach Bufacchi nella sua nuova esperienza con gli Acilia Red Foxes. 

I benefici dello sport sugli atleti con sindrome di Down

Grazie al basket e allo sport di squadra, gli atleti con sindrome di Down hanno la possibilità di interagire con altre persone e sviluppare nuove consapevolezze. “I ragazzi hanno acquisito molta coscienza di se stessi e di ciò che possono fare, portandola anche fuori dal campo”, racconta Bufacchi.

Ai vantaggi intellettivi, si aggiungono una serie di benefici derivanti dall’attività sportiva. Angela Palomba è un medico specialista e ricercatrice in Medicina fisica e riabilitativa e da diversi anni collabora con la Fisdir. “I vantaggi sono documentati in maniera molto chiara. L’attività fisica strutturata migliora l’equilibrio, la postura, la forza e la resistenza. Ne beneficia poi la composizione corporea, così come la motricità. Ma non si tratta solo di aspetti fisici: lo sport aumenta l’autonomia nella vita quotidiana, favorisce l’autostima e ha un impatto significativo sulla qualità di vita”. 

Evidenze che hanno un riscontro concreto nella vita degli atleti. Un esempio? Durante ha scelto di costruire la sua vita attorno a quello che ama: il basket. Spinto anche da Bufacchi, nell’aprile del 2025 ha conseguito il Diploma nazionale di qualifica tecnica come “Assistente multidisciplinare”. Un grado che gli permetterà di affiancare istruttori e allenatori nelle attività sportive rivolte ad atleti con disabilità intellettive e relazionali.

“Ho sentito qualcosa in me – racconta l’atleta azzurro –. Ho pensato che il mio futuro dovesse proseguire con il basket. È il mio sogno. In questo modo posso sostenere gli altri atleti, farli divertire e migliorare, aiutandoli nella loro crescita”.

La gioia delle famiglie

Un’iniziativa, “Insieme Noi”, che rende entusiaste anche le famiglie: “Per noi il progetto significa molto. L’impegno che nostro figlio mette nello sport, la serenità e la soddisfazione che vediamo in Andrea (Durante, ndr) quando gioca, ci donano felicità. Essere genitori di un campione del mondo non può che renderci orgogliosi”.

Così la periferia romana diventa il centro dell’inclusione, un campo senza barriere dove le differenze sfumano. Perché alla fine, sotto canestro, tutti vogliono la stessa cosa. Segnare.

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