Allerta in Israele. Si teme la risposta di Damasco ai raid: “Così sarà la guerra”. Obama: “Niente truppe in Siria”

Dopo la duplice incursione compiuta da jet israeliani nei territori siriani per colpire forniture di armi destinate, secondo Tel Aviv, ai miliziani di Hezbollah, i timori si concentrano su un possibile e imminente attacco a Israele da parte di Damasco. Assad, infatti, potrebbe rispondere, pur sapendo che le sue forze hanno margini di manovra ridotti e la priorità resta la lotta contro la resistenza. Nel frattempo lo Stato ebraico ribadisce il suo intento: non puntava a colpire il regime di Bashar al-Assad bensì “l’alleato iraniano che approfitta del caso provocato dal conflitto per tentare di inviare armi sofisticate ai miliziani sciiti Hezbollah, in Libano”. Armi che secondo gli israeliani verrebbero impiegate per attaccare il proprio territorio come rappresaglia a un eventuale blitz contro gli impianti nucleari iraniani.
Una fonte autorevole dell’esercito siriano ha rivelato al New York Times che diverse guardie di elite schierate a protezione del palazzo presidenziale a Damasco sono rimaste uccise in seguito all’attacco di ieri sulla capitale siriana. Mentre fonti mediche dell’ospedale militare di Tishreen parlano di almeno 100 soldati uccisi e diversi feriti. Anche i ribelli, gli attivisti dell’opposizione e gli abitanti dell’area hanno confermato che i raid hanno colpito le basi della Guardia repubblicana e i siti di stoccaggio dei missili a lungo raggio, oltre che un centro di ricerca militare che, secondo funzionari statunitensi, rappresenta la principale industria di armi chimiche del Paese.
Reazioni Iran.  Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, in una dichiarazione all’agenzia nazionale Fars ha condannato “l’attacco del regime sionista alla Siria” e ha consigliato ai paesi della regione di “levarsi con giudizio contro tale aggressione”. Il portavoce ha inoltre insistito sull’atteggiamento con cui Israele “crea instabilità e insicurezza in Medio oriente” aizzando anche “ il disaccordo etnico e religioso fra i paesi islamici”. Intanto il primo ministro israeliano Beniamyn Netanyahu non ha commentato le notizie sul raid, e si è limitato – secondo quanto riferiscono i media – ad accennare al fatto che gli sia stato insegnato fin da piccolo “ a rispettare il grande impegno nel garantire la sicurezza di Israele e nel fortificare il suo futuro”.
E negli USA. Gli Stati Uniti non erano stati avvertiti in anticipo dei due raid aerei israeliani controla Siria avvenuti nel giro di 48 ore. Fonti dell’intelligence americana, pur non confermando ufficialmente che si sia trattato di un’operazione dello Stato ebraico, hanno spiegato di averne ricevuto comunicazione mentre iniziavano a cadere le bombe, sostanzialmente “a cose fatte”. “Non sarebbe inusuale per Israele di intraprendere passi aggressivi quando sistemi d’arma sofisticati rischiano di finire nelle mani di gente come Hezbollah”, ha fatto sapere la fonte Usa. Comunque, nonostante i due blitz il presidente americano Barack Obama ha confermato  che non invierà le sue truppe in Siria, anche se fosse provato che il regime di Bashar al Assad abbia usato armi chimiche nella guerra contro i ribelli.

Mariangela Cossu