WASHINGTON – Lo shutdown colpisce anche l’arte. La National Gallery di Washington chiude a tempo indeterminato a causa del blocco del governo federale statunitense. Chi vorrà visitare il museo simbolo della capitale, infatti, troverà la voce “cancellato” su tutti gli eventi e le mostre in programma nei prossimi giorni.
L’annuncio è arrivato lo scorso sabato, con una breve comunicazione diffusa sui canali ufficiali: “A partire dal 5 ottobre, la National Gallery sarà temporaneamente chiusa e tutti i programmi saranno cancellati fino a nuovo avviso”.
Il blocco delle attività amministrative, invece, era scattato il primo ottobre. Si tratta, infatti, di un effetto immediato della mancanza di fondi, derivante dalla mancata approvazione della legge di bilancio.
Un danno non indifferente per il Paese. Infatti, solo nel 2023 la galleria aveva accolto circa 3,8 milioni di visitatori, il 18 % in più rispetto all’anno precedente. Risultando così, secondo il The Art Newspaper, l’istituzione museale più visitata d’America. La National Gallery è, dunque, uno dei principali centri mondiali per la conservazione e la ricerca sull’arte occidentale, con una collezione che spazia da Leonardo a Pollock.
A rischio la prima mostra di arte indigena australiana fuori dal continente
L’incertezza maggiore ora riguarda il destino della più grande rassegna di arte indigena australiana mai organizzata fuori dall’Oceania, programmata per il 18 ottobre. L’esposizione, composta da circa 200 opere provenienti dalla National Gallery of Victoria di Melbourne, è ancora ufficialmente prevista sul sito, ma la chiusura temporanea getta forti dubbi sulla sua effettiva apertura al pubblico.
Si teme una replica dell’ultimo shutdown
Si tratta del quarto shutdown sotto Donald Trump. L’ultimo, nel 2018, fu il più lungo nella storia degli Stati Uniti. Furono 35 giorni di stop che lasciarono senza stipendio migliaia di lavoratori del settore pubblico, tra cui molti dipendenti dei musei. Anche in quel caso, le istituzioni culturali di Washington dovettero sospendere attività e servizi. Ora si teme un impatto analogo, dato che il contesto politico resta incerto. Infatti, le trattative tra Congresso e Casa Bianca si sono arenate.