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“Non volevo far tornare i marò in India”, si dimette il ministro degli esteri Terzi. Appello di Girone e La Torre: “Riportateci in Italia”

di Mariangela Cossu26 Marzo 2013
26 Marzo 2013

“Ero contrario a rimandare in India i marò, ma la mia voce è rimasta inascoltata”. Al termine dell’audizione urgente riguardante il caso dei marò, il ministro degli Esteri Giulio Terzi ha annunciato alla Camera  le sue dimissioni. Evidenziando un duro contrasto all’interno del Governo: «Mi dimetto perché ritengo che vada salvaguardata l’onorabilità del Paese, delle forze armate e della diplomazia italiana e per solidarietà con i nostri due marò e con le loro famiglie».

 

 


Ed è scontro aperto fra Terzi e il collega Giampaolo di Paola, ministro della Difesa, che è intervenuto  in Aula dopo il titolare della Farnesina, usando parole durissime. “Il ministro Terzi ha riferito i fatti”, dice il ministro della Difesa, “e su questo siamo d’accordo. Io mi riferisco ai fatti e non alle valutazioni espresse dal ministro Terzi, che invece non sono quelle del governo”. E intanto in Italia continua la bagarre tra i maggiori esponenti di destra e sinistra che seguitano a passarsi la patata bollente dell’obbligo, in un’intricata vicenda che sembra non trovare soluzione.  Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, aveva puntato il dito contro il presidente del Consiglio: “Monti ha fatto una figura vergognosa con la vicenda dei marò. È senatore a vita immeritatamente. Si dimetta”. “Non l’ho sentito” è, invece, l’unico commento che il premier uscente ha concesso ai cronisti che, al Senato, gli avevano chiesto un parere in merito alla “richiesta” di dimissioni avanzate dal Cavaliere. Il risvolto politico sulla vicenda, quindi, sembra sempre più pressante e sbaglia chi pensa che si possa arrivare ad una veloce soluzione. Intanto dall’India i due marò, attraverso il giornalista di Mediaset Toni Capuozzo lanciano un nuovo appello: “Politici, mettetevi d’accordo e fateci rientrare in Italia”.Solo ieri, dopo oltre due mesi dalla sentenza del 18 gennaio della Corte suprema dell’India, è stato nominato il giudice che presiederàla Cortespeciale che dovrà affrontare il caso dei due marò. Ci vorranno mesi per vederla all’opera. Il ministero indiano dell’Interno ha appena chiesto “chiarimenti” alla medesima Corte Suprema.

Il Tribunale speciale. La Corte Suprema indiana ha designato il magistrato capo della Patiala House Court a capo della corte speciale che dovrà giudicare Salvatore Girone e Massimiliano La Torre. Lo riporta il Times of India, specificando che, secondo fonti della Corte Suprema, sarà il giudice Amit Bansal responsabile del caso. Secondo quanto riporta il sito di Ndtv la nomina ufficiale sarà notificata al magistrato che avrà il compito di condurre il processo con udienze quotidiane. Il sito indiano ricorda infatti che il governo italiano, nel momento del ritorno a Nuova Delhi dei due marò accusati di aver ucciso accidentalmente lo scorso febbraio due pescatori durante un’operazione anti-pirateria, ha chiesto che il processo sia veloce. Se condannati, sottolinea ancora il sito indiano, i due fucilieri potranno scontare la loro pena in patria a seguito di un recente accordo siglato da India e Italia.
Pena di morte inapplicabile. La pena di morte “non è applicabile” al caso. Lo ha assicurato il ministro della Giustizia indiano Salman Khurshid, citato dai media locali. Il ministro ha chiarito che “non ci sono garanzie” date al governo italiano, ma “per la legge indiana la pena di morte non è applicabile per il tipo di reato”.

 Mariangela Cossu

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