Brexit, accordo e terremotoI falchi lasciano il governoMay pensa al dietrofront

Esecutivo in crisi per l'intesa con l'Ue Il primo ministro: "Non è definitiva"

Terremoto nel governo inglese. Dopo più di due anni di negoziati con l’Unione europea, è arrivato nella serata di ieri il sì del consiglio dei ministri britannico all’accordo sulla Brexit. Una vittoria a metà che sta provocando dure reazioni da parte dei membri dell’esecutivo guidato da Theresa May, che questa mattina è corsa ai ripari dichiarando che “l’intesa con l’Ue non è l’accordo finale. Tuteleremo gli interessi nazionali”.

L’accordo sta infatti provocando dimissioni a raffica nel governo conservatore. Circa un terzo dei ministri si è infatti espresso, nel corso della riunione di ieri al civico 10 di Downing Street, contro la bozza d’intesa concordata tra Londra e Bruxelles. Il primo a dimettersi questa mattina è stato il sottosegretario per l’Irlanda del Nord, Shailesh Vara: “L’accordo lascia il Regno Unito a metà del guado”, ha scritto su Twitter. Dopo pochi minuti è stato seguito dal ministro per la Brexit Dominic Raab, che vede a rischio “l’integrità del Regno Unito”. A stretto giro la defezione anche della sua sottosegretaria, Suella Braverman.

Le quotazioni della sterlina britannica hanno cominciato a precipitare, mentre le opposizioni al governo May esultavano. “Ancora qualche altro (dimissionario, ndr) e ci libereremo del primo ministro e della sua doppiezza”, ha dichiarato l’ex leader dell’Ukip Nigel Farage. “L’accordo non fa felice il Paese”, ha sottolineato il segretario laburista Jeremy Corbin. “Il governo si sta sgretolando, Raab è il ventesimo esponente del governo dimessosi in due anni”, gli fa eco il braccio destro Jon Trickett. Non è stato l’ultimo.

Nel giro di qualche minuto anche la ministra del Lavoro Esther McVey, tra i più duri falchi pro-Brexit nel governo di Sua Maestà, ha annunciato la sua uscita. “L’accordo non onora il risultato del referendum”, ha sottolineato. La Bbc riporta che sono tra nove e undici i ministri che hanno votato contro l’intesa con Bruxelles: non si può escludere l’annuncio di nuove dimissioni nelle prossime ore.

Federico Marconi

Roma, 1993. Dopo la maturità scientifica abbandona i numeri per passare alle lettere: prima di approdare alla Lumsa studia storia contemporanea a La Sapienza e giornalismo alla Fondazione Basso. Ha prodotto un web-doc per ilfattoquotidiano.it e collabora con L’Espresso