BARI – La metà dei giovani con disturbi mentali interrompe le cure al compimento dei 18 anni, quando deve passare dai servizi di neuropsichiatria infantile a quelli per adulti. Un momento percepito come brusco e disorganizzato, che spesso porta a un vero e proprio abbandono terapeutico.
Psichiatri: “Possibili conseguenze disastrose”
A denunciarlo è la Società Italiana di Psichiatria (Sip), riunita in congresso oggi, mercoledì 5 novembre, a Bari. “Le conseguenze possono essere disastrose – avverte la presidente Sip, Liliana Dell’Osso – il giovane, nel momento più fragile, subisce una frattura invece di ricevere continuità di cura”.
Lo studio
Secondo lo studio pubblicato su Bmj Mental Health, in Italia solo il 12% delle transizioni avviene con successo, mentre nel 26% si mantiene la continuità terapeutica. Le cause principali – spiega Dell’Osso – sono la mancanza di servizi dedicati alla fase di passaggio, la separazione organizzativa tra neuropsichiatria infantile e psichiatria dell’adulto e i rigidi limiti d’età.
“Il rischio è aggravare le condizioni cliniche, favorendo abuso di sostanze, abbandono scolastico e marginalizzazione”, ha concluso la presidente uscente Emi Bondi.


