Un anno di Trumpil presidente Usatra scandali e tweet

L'economia americana intanto cresce nonostante le polemiche internazionali

Un anno di Donald Trump. I suoi primi 12 mesi racchiusi nel discorso dell’Inauguration Day il 20 gennaio 2017, che dava inizio a una presidenza lacerante e provocatoria.

L’economia che va a gonfie vele è il punto forte del suo attivo, l’isolamento internazionale in alcune parti del mondo; non ha fatto nulla per allargare il suo consenso ma si è preoccupato soprattutto di consolidare quello zoccolo duro che lo sostiene. Gli restano nove mesi per continuare la sua presidenza in vista del Congresso nelle elezioni del 6 novembre.

Per quanto riguarda l’economia la crescita supera il 3%, la Borsa polverizza un record dietro l’altro e l’occupazione aumenta. Trump aveva ereditato un’economia risanata da Barack Obama; adesso arrivano segnali di ripresa anche nella busta paga, il successo maggiore è la riforma fiscale. I profitti delle imprese, la cui tassazione scende dal 35% al 21%, fino al 15,5% nel caso di rimpatrio dei capitali esportati all’estero. Niente superdazio contro le importazioni cinesi e messicane, come promesso in campagna elettorale, ma si è limitato a cancellare l’accordo di libero scambio con l’Asia-Pacifico.

Sul fronte della politica estera però non soffiano venti positivi. Ha demolito sistematicamente tutto ciò che ha fatto il suo predecessore: i primi passi di disgelo con l’Iran e Cuba. Ha riconosciuto Gerusalemme capitale d’Israele, ha tentato un’intesa a tutto campo con Vladimir Putin gelando invece i rapporti con Theresa May.

Ma è l’ambiente il tema su cui la distruzione delle riforme di Obama da parte di Trump è stata implacabile. La denuncia degli accordi di Parigi (operativa solo a fine mandato) rappresenta l’aspetto simbolico. Ha cancellato anche gran parte delle normative che imponevano limiti alle emissioni carboniche per le auto, camion e centrali elettriche. Ha autorizzato il maxi-oleodotto XL Keystone dal Canada al Golfo del Messico che Obama aveva vietato.

Il tono è cambiato anche sull’immigrazione. C’è il Muslim Ban che sospende i visti d’ingresso per i cittadini di sei paesi di maggioranza islamica, e l’insulto razzista contro “quei cessi di paesi” africani o latinoamericani.

E infine la guerra contro la stampa e le fakenews: secondo un sondaggio autogestito da Trump stesso, la testata americana più bugiarda vincitrice del Fake News Media Award è il New York Times.

Nancy Calarco

Nasce a Bologna nel 1993. Frequenta la Facoltà di Giurisprudenza di Bologna, laureandosi in Consulente del lavoro e delle relazioni aziendali. Ha studiato inglese a Toronto ottenendo il certificato linguistico IELTS. Ha svolto l’Erasmus Placement a Londra lavorando per una società di consulenza. Appassionata di libri, viaggi e fotografia, estremamente critica e curiosa.