El Salvador: il prezzo della lotta alle gang criminali

Una schiera di detenuti spogliati, fatti correre con la testa bassa e la schiena ricurva in segno di sottomissione. Disposti tutti in fila, prostrati, e poi condotti in celle strettissime con i fucili puntati addosso. Sembra la scena di un film ma è la realtà delle carceri di El Salvador, il più piccolo paese del Centro America, che da anni combatte contro la minaccia violenta delle gang criminali che infestano il paese. Nel corso degli anni, le bande di strada hanno intensificato le rapine, gli atti di violenza e le estorsioni, arrivando ad utilizzare delle ambulanze per il traffico di stupefacenti, potenziando l’attività dei cartelli della droga.

Guerra alle pandillas

Sono pandilleros, membri delle bande, gli oltre 60mila detenuti catturati dalla polizia tra il 2022 e il 2023 e riconosciuti nitidamente attraverso varie caratteristiche comuni. Prima fra tutte i tatuaggi.

Criminali segnalati dalla polizia / account della polizia del El Salvador su X

La polizia ha iniziato a pubblicare ogni arresto come parte fondamentale del Plan Control Territorial, per dimostrare la risposta immediata del governo. “Sono state misure necessarie per eliminare il problema”, racconta Ricardo Alberto Avendaño Montes, viceconsole presso il Consolato Generale di El Salvador a Roma, che hanno portato ad un elevato calo del tasso di omicidi.

A quale prezzo? Si domanda Crisis Group, Ong che da anni opera nei territori dell’America Centrale. In un rapporto riassunto dal quotidiano La Repubblica, Crisis Group ha denunciato le misure attuate dal governo salvadoregno, considerandole eccessivamente dannose e colpevoli di violare i diritti umani. “Piuttosto che impegnarsi in tattiche pesanti – scrive l’organizzazione – il governo dovrebbe fornire una rampa di uscita per queste persone, disposte a costruirsi una nuova vita in una società rispettosa della legge”. “In El Salvador è stato nominato un commissario per i diritti umani – spiega il viceconsole Avendaño Montes – incaricato appositamente di valutare le misure del governo”. “Il comisionado – aggiunge – ha già valutato le misure del governo considerandole idonee”.

L’ascesa del nuovo leader

Nel 2019, Nayib Bukele è stato eletto presidente di El Salvador. Nei primi anni di governo, le attività criminali sono state regolate da un patto informale tra il presidente e le cosiddette maras, influenzando enormemente il paese. Federico Larsen, giornalista argentino, racconta a Lumsanews di come, prima di Bukele, “i negozi erano costretti ad aprire per massimo tre ore al giorno e la vita notturna esisteva solo nei quartieri che potevano permettersi determinate misure di sicurezza”.

Il presidente di El Salvador Nayib Bukele alla 78° Assemblea Generale delle Nazioni Unite / FOTO ANSA

Il patto tra il governo e le gang si rompe il 27 marzo del 2022, quando un’escalation di oltre sessanta omicidi sconvolge il paese. Viene, quindi, istituito lo stato di emergenza. In un solo anno, la polizia salvadoregna effettua una “rete a strascico” di arresti in cui l’1% della popolazione viene rinchiusa in una gigantesca struttura carceraria, voluta proprio da Bukele. La situazione si capovolge completamente.

Tasso di omicidi ogni 100 mila abitanti nel 2018 e nel 2021 / World Bank

“Prima capitava di arrivare a 40-50 omicidi al giorno. Adesso El Salvador è il paese più sicuro di tutta l’America Latina”, spiega il Viceconsole Avendaño Montes. “Prima, quando si entrava nelle carceri – ha aggiunto – sembrava di stare in un piccolo quartiere in cui erano i detenuti a fare le regole, ora è tutto rinato”. Larsen, a tal proposito replica che “il 25% dei detenuti sono in realtà cittadini innocenti”, un’affermazione che si basa sul meccanismo di arresti volto, secondo il parere dell’opposizione, a catturare anche presunti sospetti senza un’approfondita indagine. “Nonostante questo il problema rimane perché fuori dalle carceri esiste ancora un’ampia struttura criminale”, conclude Larsen.

Il valore della democrazia

Al momento, Bukele è il presidente più popolare di tutta l’America Latina, con circa il 90% dei consensi. Le opposizioni, seppur deboli, protestano contro una dinamica politica che potrebbe minare la democrazia del paese. “Ha praticamente sottomesso le istituzioni – spiega Larsen – forzando la sua possibile rielezione a febbraio del 2024”. In El Salvador, invece, parlano di un’autorizzazione voluta dalla Corte suprema di giustizia.

Protestante in El Salvador con un cartello con su scritto: “In questo paese è morta la democrazia” / FOTO ANSA

Secondo i dati di Freedom House, a El Salvador viene assegnato un “punteggio libertà” di 56/100, un valore che determina un equo parametro di diritti politici e libertà civili. Un dato positivo che però si scontra con la tendenza analizzata, che prevede un drastico calo dei diritti e delle libertà del paese e che, secondo Larsen “ha già inserito El Salvador in un gruppo di stati che non seguono le linee fondamentali della democrazia”.