Elezioni non risolutive nei Balcani: Grecia ingovernabile e Serbia al ballottaggio

Dopo la caduta della dittatura dei Colonelli nel ’74, in Grecia non si era mai visto un Parlamento così frammentato.
Caos dopo i risultati delle elezioni
di domenica scorsa: Antonis Samaras, leader conservatore di Nuova Democrazia, ha rimesso il mandato dopo appena poche ore di trattative fallite con i partiti ed oggi pomeriggio toccherà al secondo arrivato, Alexis Tsipras, capo della sinistra radicale, tentare di formare il nuovo governo. Se entro il 17 maggio non si arriverà ad una soluzione, c’è il rischio di nuove elezioni. Tsipras, che ha definito i risultati elettorali come “un messaggio di cambiamento”, cerchera’ di formare una coalizione di sinistra che respinga le misure “barbariche” previste dal prestito Ue-Fmi. Si alimentano le voci sull’uscita della Grecia dall’euro, anche se il nuovo premier ha fin’ora dichiarato di non voler abbandonare la moneta unica, e i mercati sono in allarme.
Neonazisti in Parlamento
. Moltissimi Greci, esasperati dalla recessione e dalle pesanti misure di austerity, hanno abbandonato i due partiti che da 40 anni si alternavano al potere, Nuova Democrazia e Pasok, per destinare i propri voti al fronte euroscettico: oltre ai 52 seggi andati al partito Syriza di Tsipras, spiccano i 33 che sono stati occupati dalla formazione neonazista Alba d’Oro di Nikolaos Mihaloliakos. Il partito di estrema destra, che ha stretti contatti con i gruppi italiani di Forza Nuova e Casa Pound, ha saputo raccogliere le voci di grave disagio dei quartieri più degradati di Atene e di tutte le zone dove l’assenza dello Stato è ormai un dato di fatto. Mihaloliakos è un’ex militare delle forze speciali che imita lo stile oratorio dell’ufficiale che guidò il colpo di Stato del 1967, Giorgios Papadopoulos, e saluta i suoi militanti col saluto nazista, scandendo slogan di Joseph Goebels.
Serbia, socialisti ago della bilancia.
Sempre in zona Balcani, più tranquilla ma ancora non definita la situazione in Serbia: il verdetto emerso dal risultato delle urne a Belgrado, a conclusione di una tornata elettorale che ha chiamato al voto sette milioni di serbi, è un ballottaggio previsto per il 20 maggio. Si contendono la scena delle presidenziali il filo-europeista Boris Tadic e il conservatore Tomislav Nikolic, uscito con un leggero vantaggio nelle legislative di domenica. Tadic si dichiara sicuro di vincere al ballottaggio e continua a fare leva sul “cammino europeo della Serbia”. Terza forza in gioco, Ivica Dacic con il suo Partito Socialista Serbo, lo stesso partito che era stato di Slobodan Milosevic, che ha ottenuto alle legislative un dignitoso 16%, il doppio dei consensi rispetto alle elezioni precedenti del 2008. Da rilevare, in ultimo, che il voto nella zona del Kosovo si è svolto senza incidenti, grazie anche all’opera di mediazione dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa).

Giulia Di Stefano