Esplodono due bombe a Damasco: 44 morti e oltre 170 feriti

E’ stato un duplice boato quello che stamattina è riecheggiato nella periferia di Damasco, città sempre più segnata dalla guerra civile in corso. Due autobomba che, esplodendo davanti a un palazzo di sicurezza nel distretto di al-Mazzeh, nel sobborgo sud della capitale siriana, hanno provocato la morte di quarantaquattro persone e il ferimento di oltre centosettanta, tra cui impiegati e bambini, tutti, al momento delle deflagrazioni, in procinto di raggiungere uffici e scuole.

Il luogo della strage.
I primi soccorritori si sono trovati di fronte la penosissima scena di un incrocio stradale, quello di Quazaz, vicino alla tangenziale, cosparso dei poveri resti delle vittime carbonizzate e completamente devastato dalla forza del fuoco: una zona di grande traffico, specie al mattino, trasformato improvvisamente in un luogo di morte annerito dal fumo sprigionato da più di venti veicoli in fiamme, dove gli alberi sono stati divelti e l’asfalto stradale ha lasciato il posto a due profondi crateri. La televisione di stato siriana non ha esitato a definire il fatto come «attentati terroristici compiuti in contemporanea», che riprendono, rilanciandolo, l’ultimo attentato che ha avuto come teatro Damasco, quello del 27 aprile scorso, dove undici persone erano state uccise da un attacco kamikaze all’interno di una moschea.

Gli osservatori Onu e le ultime violenze.
Sul posto è subito arrivato il capo degli osservatori Onu in Siria, il generale norvegese Roger Mood, che ha subito fatto un appello affinché cessino immediatamente gli attentati: «Noi, la comunità internazionale, siamo al fianco del popolo siriano e invitiamo tutti in Siria e all’estero affinché contribuiscano a fermare queste violenze». Istanza sicuramente sentita, visto che lo stesso generale Mood, soltanto ieri, a Deera, era scampato a un attentato terroristico che aveva come obiettivo un convoglio di mezzi formato da osservatori delle Nazioni Unite e da giornalisti (anche italiani). Un attacco che ha portato al leggero ferimento di otto soldati siriani assegnati come scorta e al danneggiamento del camion militare su cui viaggiavano.
Nel frattempo, il Centro di documentazione delle violazioni in Siria ha registrato nelle ultime ventiquattro ore, nel corso di scontri sparsi per tutto il Paese, l’uccisione da parte delle forze governative di ventinove siriani: rispettivamente tre ribelli e ventisei civili. Una carneficina alla quale, da ieri sera, si è affiancato un nuovo lancio di ordigni su Homs, città sulla quale l’artiglieria dell’esercito ha ripreso a bombardare i quartieri sunniti e il centro storico.

Fabio Grazzini