Chiedono l’apertura di un’inchiesta gli amici e i colleghi di Jacky Sutton, l’ex giornalista inglese trovata morta nei bagni dell’aeroporto Ataturk di Istanbul. Descrivono Jacky come una donna “tosta e brillante” e non riescono a credere quindi all’ipotesi di suicidio avanzata dai media turchi.
“È stata uccisa”, scrive su Twitter il giornalista e amico Christian Bleuer, secondo il quale la sua tesi sarebbe avvallata dall’ inesistenza dei filmati di sorveglianza, perché “la videocamera non funzionava”. Nessuna ripresa dunque del momento in cui la Sutton si è recata nel bagno dell’aereporto, dopo aver appreso in lacrime di aver perso l’aereo per Erbil, in Iraq, dove era diretta. Nessuna neanche del momento in cui tre passeggeri russi sono entrati in quella toilette, trovandola morta, impiccata con i lacci delle sue scarpe.
“E’ molto difficile credere che la mia collega e viaggiatrice di lungo corso Jacky Sutton sia morta suicida”, ha denunciato su Twitter Sudipto Mukerjee, che lavora in un programma Onu. Concorda con lui l’altra collega Susan Hutchinson: “Non sono affatto convinta che si sia suicidata. Assolutamente c’e’ bisogno di un’inchiesta”.
La Sutton, 50 anni, aveva lavorato in passato per l’Onu, la Bbc e da qualche tempo era cooperante e direttrice dell’Istituto per il giornalismo di guerra e pace a Erbil. Le sue amicizie curde non erano ben viste dalla Turchia di Recep Tayyip Erdogan e da giugno, inoltre, la donna aveva iniziato a manifestare il timore di essere finita nel mirino dei jihadisti, per aver denunciato la condizione femminile nell’Isis.
Silvia Renda
