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HomeEconomia Ex Ilva, dietrofront di Mittal: ok al 66% a Invitalia ma governance condivisa

Ex Ilva, dietrofront Mittal
Sì al 66% a Invitalia
ma governance condivisa

Carabinieri nell'impianto in merito

all'inchiesta sulle emissioni di benzene

di Lorenzo Sivilli10 Gennaio 2024
10 Gennaio 2024
Ex Ilva

Logo di Arcelor Mittal sulla facciata dell'impianto siderurgico di Taranto al posto di Ilva | FOTO ANSA

TARANTO – La vicenda dell’ex Ilva di Taranto simula una partita a scacchi tra le parti, in cui ogni contromossa è possibile. Il colpo di coda di Arcelor Mittal arriva nella serata di martedì 9 gennaio, a solo un giorno di distanza dalla posizione di “indisponibilità” che aveva spezzato ogni ipotesi di intesa. Nello specifico, i soci della società franco-indiana con un dietrofront hanno affermato di essere disponibili a diluire la propria quota azionaria dal 62% al 34%, aumentando dunque quella di Invitalia al 66%, senza però rinunciare alla governance.

Era tutto già scritto, eppure il futuro dell’ex Ilva di Taranto sembra ancora incerto. L’esecutivo lavora a una soluzione e le priorità che giovedì 10 gennaio saranno sul tavolo di Palazzo Chigi, in un incontro con i sindacati, sono la messa in sicurezza di impianti, lavoratori e ambiente. Le ipotesi, però, restano due: l’amministrazione straordinaria o l’amministrazione controllata. La prima risulta, al momento, una delle vie d’uscita più probabili e prevede l’arrivo di un commissario che porterebbe a un lento dimensionamento dell’acciaieria. Uno scenario che spaventa i sindacati che, invece, sperano in una seconda opzione “controllata” che ripulisca l’azienda al prezzo di qualche effetto collaterale. La decisione del Tar della Lombardia di interrompere la fornitura di gas ad Acciaierie Italia mette ulteriormente a dura prova il lavoro degli avvocati di Invitalia e Arcelor Mittal. 

A sollevare un altro polverone sulla vicenda sono state le segnalazioni di Arpa Puglia degli ultimi mesi che hanno registrato picchi periodici di benzene nella zona dell’acciaieria. Nella giornata di martedì 9 gennaio, i carabinieri del Nucleo operativo ed ecologico di Lecce si sono recati nelle sedi dello stabilimento nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza i reati di inquinamento ambientale. Intanto i sindacati di Fim, Fiom e Uilm contestano le modalità di accesso alla cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie Italia al Ministero del Lavoro in deroga per l’anno in corso. Mentre alcuni autotrasportatori questa mattina si sono riuniti in un sit-in davanti alla portineria C dello stabilimento per evidenziare le difficoltà legate ai ritardi nei pagamenti delle fatture da parte di Acciaierie d’Italia. Il sindaco Rinaldo Melucci, ha espresso “vicinanza ai lavoratori che stanno vivendo, da tempo, momenti difficili” e ha ribadito “l’impegno dell’amministrazione nel supportare qualsiasi tipo di iniziativa tesa a risolvere una situazione divenuta insostenibile”.

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