Una casa distrutta dall'attacco israeliano a Gaza | Foto Ansa

Gaza al buio e senza acquaIsraele non darà forniture senza il rilascio ostaggi

Sirene e razzi a Tel Aviv Hamas: "Abbiamo più di 120 prigionieri"

GAZA – Bibi lo aveva detto. La risposta di Israele all’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas sarebbe stata distruttiva. E lo è, per tutti. La Striscia di Gaza è al buio dopo lo spegnimento dell’unica centrale elettrica nel territorio, causata dalla mancanza di carburante. Stando alla Croce Rossa, tre impianti idrici su cinque sono fuori servizio. Israel Katz, ministro dell’Energia israeliano, ha fatto sapere che agli abitanti del territorio non sarà fornita “né acqua, né elettricità, né entreranno camion di benzina finché gli ostaggi israeliani non torneranno a casa”. Non importa se a farne le spese saranno i civili palestinesi: “Umanitarismo per umanitarismo”, ha rimarcato il ministro, che quasi a difendersi anticipatamente da qualsiasi rimprovero degli alleati ha dichiarato: “Nessuno ci può fare prediche sulla moralità”. E mentre Hamas ha confermato il sequestro di oltre 120 prigionieri, il principale ospedale di Gaza City ha solo quattro giorni di riserva di carburante per i suoi generatori. Il rischio, per la Croce Rossa, è che gli ospedali si trasformino “in obitori”, dal momento che senza corrente si compromette l’assistenza ai “neonati nelle incubatrici” e ai “pazienti anziani sotto ossigeno”. 

Gli attacchi a Gaza e la strategia al confine col Libano

Senza elettricità e col favore del buio, nella notte Israele ha continuato ad attaccare la Striscia, bombardando i centri operativi di comando delle “forze di élite Nukhba di Hamas”. A diramare la notizia è l’esercito israeliano, secondo cui i terroristi colpiti avrebbero gestito l’infiltrazione nei kibbutz al di là del confine il 7 ottobre. Quel giorno sarebbero stati “migliaia”, secondo il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, i seguaci di Hamas entrati nel Paese. Alcuni di loro, ha detto il portavoce militare Daniel Hagari, avevano con sé le bandiere dell’Isis. A preoccupare l’esercito di Netanyahu sono anche le tensioni con i vicini Hezbollah libanesi. Per questo motivo, lungo le città al confine nord, sono state dispiegate forze di riservisti con l’obiettivo di “assicurare la sicurezza dei residenti”. 

Hamas non si ferma: razzi e sirene nel centro di Israele

Se i bombardamenti continui contro Gaza mirano a “far crollare le capacità di Hamas di mantenere la sovranità e la governabilità”, la guerra non ha tregua nemmeno a Tel Aviv. “Le brigate Al-Qassam hanno lanciato razzi” contro la città, ha dichiarato Hamas in un messaggio ripreso dai media. Da questa mattina, infatti, le sirene di allarme non smettono di suonare nella zona centrale di Israele e per fronteggiare la guerra Netanyahu ha annunciato la creazione di un nuovo governo di unità nazionale incaricato solo di gestire il conflitto.

Le vittime

Il bilancio delle vittime si aggrava di ora in ora. 1.300 israeliani hanno perso la vita nell’attacco di Hamas, 3.300 sono feriti. Sale invece a 1.354 è il numero dei morti a Gaza in questi primi giorni di guerra, come riferito da Hamas, di cui 51 persone sono morte solo stanotte. L’Onu ha anche riferito che i civili costretti a fuggire dalla Striscia a causa dei bombardamenti sono arrivati a essere quasi 339mila. 

Chiara Esposito

Nata a Napoli. Laureata in Archeologia, storia dell'arte e scienze del patrimonio culturale presso l'Università Federico II e in Editoria e Scrittura alla Sapienza. Aspiro a diventare giornalista professionista.